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Alvignano e la Matese Boxe ricordano Adriano Offreda, il guerriero che rivive nei pugni del figlio

Una vita vissuta all’attacco, con pochi calcoli se non quelli che sono necessari ad ogni cuore nobile per alimentare sogni e speranze

Alvignano e la Matese Boxe ricordano Adriano Offreda, il guerriero che rivive nei pugni del figlio

Alvignano - Una vita vissuta all’attacco, con pochi calcoli se non quelli che sono necessari ad ogni cuore nobile per alimentare sogni e speranze. Adriano Offreda era nato in Germania ma ai piedi del Matese, nel paesino di Alvignano era uomo, quindi pugile nella palestra della Matesina, sotto la guida attenta del maestro Geppino Corbo a Piedimonte Matese. Dilettante di buon livello, fu campione d’Italia dei welters nel 1990, edizione svoltasi a St. Vincent. Passato al professionismo divenne campione italiano nel 1995 battendo Alessandro Duran, col quale perse poi onorevolmente ai punti l’anno dopo, sempre per il titolo italiano, nell’unica sconfitta della sua carriera professionistica. Fece raccontare complessivamente 17 incontri , ne vinse14, pareggiandone due. Viveva con la famiglia ad Alvignano, dove gestiva un negozio di fiori, ma aveva imparato anche il mestiere di pizzaiolo e con questa attività era costretto a spostarsi spesso per periodi prolungati anche fuori Caserta. Morì in un incidente d’auto a soli 38 anni, nei pressi di Pontelatone. Ed è in onore del campione indimenticato, emblema di lealtà, coraggio ma anche classe e dedizione che la Matese Boxe, società assai dinamica di Piedimonte Matese, ha organizzato per sabato prossimo 11 ottobre il Memorial Adriano Offreda, all’interno dell’Istituto Comprensivo Statale di Alvignano. Dieci gli incontri previsti, con la grande attesa per le prestazioni dei campioncini locali Angela Zappoli, campionessa italiana in carica, Giulia Ferretti, vice campionessa regionale, e Adriano Offreda Junior, giovane pugile che porta con onore il nome del padre. Tutti e tre sono atleti della Matese Boxe, guidati con passione e competenza dal tecnico Giuseppe Boleto. Ecco la forza evocatrice dello sport, la sua missione didascalica che è tutta nella capacità di rendere eterni quegli atleti che hanno osato superare perfino sé stessi nell’inseguimento di valori universali.

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