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L'opinione
19 Giugno 2024 - 13:23
Cari amici lettori, due settimane fa vi ho intrattenuto sulla riforma della giustizia e sulla necessità di garantire i cittadini dagli abusi di alcuni magistrati, specialmente nell’uso, terribilmente frequente (come attesta l’incredibile numero dei risarcimenti pagati dallo Stato per ingiusta detenzione) della custodia cautelare nei confronti d’imputati poi assolti per non aver commesso il fatto o, addirittura, perché il fatto non sussiste. Questi abusi contrastano, in maniera veramente indecente, con il lassismo “buonista” nei confronti di delinquenti seriali per reati contro la persona e il patrimonio. La riforma, per essere davvero utile, deve indurre i magistrati a ricordare il principio costituzionale per cui gli imputati si presumono innocenti e spetta all’accusa la prova dell’esistenza e dell’attribuzione del reato, dall’altro che il pericolo di reiterazione del reato deve poggiare anche e soprattutto sui precedenti penali, giudiziari e di polizia della persona indagata. Devono, poi, applicare convinti il principio della divisione dei poteri, per cui non spetta a loro influire sui governi e sulle altre pubbliche amministrazioni, né sulle decisioni dei parlamenti eletti dal popolo. Popolo che, ricordiamolo tutti, è sovrano e merita rispetto anche nelle persone dei rappresentanti legalmente eletti. Ho già espresso la mia opinione sull’opportunità di ripristinare l’immunità parlamentare; aggiungo, ora, che tale immunità dovrebbe essere estesa anche ai parlamentari regionali o almeno, in ogni caso, agli esponenti del governo nazionale e di quelli regionali. Non avrete avuto difficoltà a comprendere che tale svolta nasce dal caso del giorno, quello di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. Questi si trova agli arresti domiciliari (che è una forma di detenzione come quella carceraria), per aver ricevuto, in maniera per nulla occulta, dei finanziamenti (abbastanza modesti e in epoca remota), che i magistrati ritengono illeciti. Nel merito di questa illiceità deciderà a suo tempo il giudice ordinario. Intanto i magistrati pretendono che Toti si dimetta dalla carica, assumendo che, permanendovi, potrebbe reiterare il reato. Dovrebbe, allora, rimanere segretato fino alle elezioni del 2025 o, magari, quelle del 2026 o del 2030? Questo, per un reato i cui indizi appaiono assai labili? A me sembra davvero assurdo; un’assurdità paragonabile solo all’operazione “Mani pulite”, con la quale i magistrati “democratici” distrussero i partiti della Prima Repubblica, ad eccezione di quello comunista. L’unica differenza sta nel fatto che allora, in parecchi casi (certamente non tutti), vi erano serie prove della corruzione degli imputati. Le statistiche, peraltro, ci dicono che, a fronte di quattromilacinquecento imputati, solo millequattrocento (meno di un terzo!) furono riconosciuti colpevoli! Del resto, a me sembra (correggetemi se mi sbaglio) che la corruzione dei politici non sia diminuita per effetto di quell’operazione politica, fallita per l’entrata in campo di Berlusconi. Il caso Toti è reso più grave (assolutamente ingiustificabile, a mio parere) dal fatto che Toti è stato un ottimo presidente di Regione. Citatemene un altro che abbia ricostruito in tempi breve un ponte crollato, che abbia risanato il bilancio pubblico e sviluppato l’economia regionale. È forse proprio questa la ragione per lo cui lo si vuole tenere agli arresti domiciliari a tempo indeterminato (magari per tutta la vita)? Eggià, perché essere detenuti non impedisce di candidarsi ed essere eletti, come dimostra il caso di quella signora che è uscita dal carcere ungherese, ottenendo carica e stipendio di parlamentare europeo. Come faranno a eliminare Toti, se questi tiene duro? Non possono. Intanto il Riesame e, se del caso, la Cassazione riesamineranno il caso e, spero, faranno giustizia Oggi, non nei secoli dei secoli.
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