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L'opinione
22 Giugno 2024 - 12:14
Si può pensare di aggiungere all’incredibile dolore fisico del parto altre sofferenze? No? Eppure, quantunque non sempre, esistono tanti e tali abusi nell’ambito delle cure ostetrico ginecologiche da parte degli operatori sanitari che assistono le partorienti da aprire orizzonti sconcertanti. Si tratta di quella brutta realtà, per la quale in Italia, dal 2016, esiste un apposito Osservatorio, definita violenza ostetrica. Sono i trattamenti, le pratiche e gli interventi effettuati dal personale sanitario dannosi per la salute fisica o mentale della donna che sta mettendo al mondo una nuova vita e gli atti irrispettosi, umilianti o non consensuali praticati verso le partorienti. Per far emergere le molte sfaccettature di questa diffusissima realtà nei Paesi Ue sono stati resi noti, circa 10 giorni fa, i risultati di uno studio finanziato dalla Commissione Europea e curato dalla professoressa Patrizia Quattrocchi, antropologa medica all’università di Udine. I dati sono stati diffusi anche a istituzioni portatori d’interesse quali società scientifiche di ginecologia e ostetricia. La ricercatrice afferma che si tratta di forme di violenza di genere, originate dalla mentalità patriarcale e dalla diffusa svalutazione dei desideri e delle libertà delle donne nonché una vera violazione dei diritti umani e trattasi di una problematica grossa, sistematica e strutturale. Nel concreto, quali sono gli abusi che vengono rilevati? Molto diffusa tra le mamme, specie al primo parto, la diretta esperienza di pratiche verbali quali insulti, atteggiamenti infantilizzanti, umilianti o colpevolizzanti durante il travaglio e il parto. Sentirsi umiliata e offesa in un momento così delicato, ha spesso fatto rinunciare ad una seconda gravidanza. A questa violenza verbale si aggiunge, poi, l’eccessivo ricorso alla medicalizzazione del parto; troppo spesso si ricorre, infatti, all’incisione chirurgica dell’episiotomia che, in quanto cruenta e dolorosa, procura conseguenze , anche irreversibili, alla futura vita sessuale della donna. Quest’ultima viene velocemente avvertirla solo all’atto della procedura in corso senza procedere a chiedere il consenso. Altro capitolo è quello del facile ricorso al taglio cesareo; secondo le stime dell’Oms il cesareo è necessario solo nel 10% dei casi ma, specie in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, si effettua troppo diffusamente. “Con dolore partorirai figli” si legge dalla Bibbia e, pare volontà diffusa accrescerne ancor più la sofferenza.
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