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L’asse Fitto-Draghi come grimaldello per la nuova Ue

La narrazione che voleva Giorgia Meloni esclusa dai tavoli europei che contano è svanita in poco tempo

L’asse Fitto-Draghi come grimaldello per la nuova Ue

Il ministro Raffaele Fitto

Ma non doveva essere «isolata»? Non era stata messa «spalle al muro» dall’asse Macron-Scholz? Non aveva condannato l’Italia «all’emarginazione in Europa»? Era tutta carta straccia. La narrazione che voleva Giorgia Meloni esclusa dai tavoli europei che contano è svanita in poco tempo. Dopo aver fatto votare FdI contro la riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue, infatti, (quasi) tutti avevano detto che la premier era rimasta sola.

Invece quel voto all’Europarlamento era solo il primo tempo di una partita complessa. La posizione della presidente del Consiglio era stata ampiamente comprensibile: dopo l’apertura di von der Leyen ai Verdi e alle loro follie su una transizione utopistica e insostenibile, infatti, non poteva fare molto diversamente. Ora, il durissimo scontro in atto sulla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue con una delega economica di peso, dimostra che l’Italia non è affatto isolata in Europa. Anzi.

La presidente dell’Esecutivo di Bruxelles e il Partito popolare europeo, infatti, stanno cercando in tutti i modi di tenere il punto nei confronti delle sinistre, impegnate a sabotare la candidatura del commissario italiano fino all’ultimo. Vedremo come andrà a finire, ma è chiaro che se Meloni fosse stata davvero isolata come si raccontava, la partita non sarebbe neanche iniziata.

Tuttavia, l’Europa non si governa né dalla Commissione né dal Parlamento europeo, ma dal Consiglio. Sarà in quella sede che si misurerà la capacità del nostro Governo di riuscire ad imporre le istanze nazionali a favore di famiglie e imprese. L’Europa, infatti, funziona a maggioranze variabili sui singoli dossier ed è nel Consiglio Ue che si possono ribaltare i cammini normativi. Sarà lì che l’Italia dovrà battersi.

Meloni, che con i conservatori si candida a fare da cerniera tra i popolari e la destra più radicale rappresentata dal gruppo capitanato dal leader ungherese Viktor Orban, ha mostrato di essere pragmatica quanto basta, inviando a Bruxelles il più moderato, dialogante, competente e democristiano dei suoi ministri. Soprattutto, se otterrà la nomina per la quale l’Italia si sta battendo, Fitto si candida ad essere l’ufficiale di collegamento tra la stessa Meloni e Mario Draghi.

Un asse dal quale l’Italia ha tutto da guadagnare. Fitto, infatti, condivide in toto il rapporto sulla competitività che l’ex premier ha appena illustrato a Bruxelles, scuotendo l’Unione dalle fondamenta. Per evitare il deragliamento, l’ex presidente della Bce ha chiesto ai Governi d’impegnarsi in «una cooperazione senza precedenti».

I temi affrontati da Draghi non risparmiano nessuno dei nodi essenziali da sciogliere per rifondare l’Europa: dai mega-investimenti indispensabili per contrastare la deindustrializzazione e il calo della produttività, fino alla necessità di limitare la pericolosa dipendenza dalle materie prime indispensabili al futuro della nostra economia e sicurezza; dalla necessità di affrontare la transizione climatica con un’attenzione alla sua sostenibilità sociale, fino all’urgenza di una risposta comune in materia di difesa.

Un’impalcatura sostenuta dalla revisione degli strumenti di bilancio dell’Ue, con la prospettiva di ricorrere ad un debito pubblico comunitario. In buona parte si tratta di ricette da sempre sostenute dalle menti migliori della destra italiana e che s’iscrivono a pieno titolo nella tutela dell’interesse nazionale, che mai come stavolta coincide con quello di un’Europa che sarebbe finalmente riformata nel profondo.

Peccato solo che si continui a sorvolare sui disastri provocati dall’ottusa politica nei confronti della Russia (citofonare Germania alla voce recessione). Sarà vera svolta? Lo vedremo presto. Quello che è certo fin d’ora è che con la possibile nomina di Fitto e la sveglia suonata da Draghi, questa legislatura europea può nascere nel segno del meglio dell’Italia. Altro che isolamento.

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