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Vesuvio Pride, il centrodestra a Raia: «La libertà non si rieduca»

D’Apuzzo e Cascone replicano alle parole dell'esponente Pd

Vesuvio Pride, il centrodestra a Raia: «La libertà non si rieduca»

Sul Vesuvio Pride scoppia lo scontro politico. A farlo esplodere, le parole della vicepresidente del Consiglio regionale Loredana Raia, che di fronte alle critiche del centrodestra sui costi e sulla formula dell’evento - giudicata da Mario D’Apuzzo un “carnevale ideologico” - ha parlato di «antichi stereotipi omofobi» e della necessità di «intervenire culturalmente» su chi contesta la manifestazione.
Per D’Apuzzo, capo dell’opposizione in consiglio comunale ed ex senatore, quelle frasi segnano il confine tra confronto e imposizione. «In una democrazia - dice - la cultura si nutre di pluralismo, non di pensiero unico imposto dall’alto». E rincara: «Ho espresso un’opinione legittima, tutelata dalla Costituzione. La libertà di parola vale soprattutto per chi contesta il potere».
Sulla polemica terminologica, non ha dubbi: «Non ho mai detto “carnevalata”, ma “carnevale ideologico”. Chi non capisce la differenza non ha gli strumenti per un dibattito serio; chi la capisce e la distorce è in malafede».

Poi il nodo politico: «I Pride hanno avuto un ruolo storico, ma oggi è lecito chiedersi se la formula spettacolare sia ancora efficace o se sia diventata folklore autoreferenziale, spesso finanziato con soldi pubblici. Discutere di costi non è un atto ostile ai diritti: è un dovere civico».
A sostenerlo è Franco Cascone, consigliere regionale di Forza Italia: «Forza Italia ama la libertà, valore fondamentale e imprescindibile: libertà di essere se stessi e di esprimere il proprio pensiero». Poi l’affondo alla vicepresidente: «Ancora una volta la sinistra accusa di lesa maestà chi osa avere idee non allineate. È un atteggiamento anacronistico, forse dettato da propaganda, che calpesta il diritto di dissentire o anche solo di avere un’opinione diversa».
Per Cascone, il passaggio sull’“intervento culturale” è il più grave: «Significa voler imporre un pensiero unico - avverte - e difendere la libertà di parola, anche quando è scomoda, è il primo dovere delle istituzioni».
Il messaggio dei due esponenti è netto: non si discutono i diritti, ma si difende il diritto di contestare l’uso di soldi pubblici e l’impostazione di un evento senza essere messi alla gogna.

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