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Juve Stabia, disposta l'amministrazione giudiziaria

Infiltrazioni malavitose, non escluso il rinvio di alcune gare

Juve Stabia, disposta l'amministrazione giudiziaria

La polizia su delega della Procura di Napoli ha eseguito un decreto applicativi di prevenzione ex articolo 34 del Codice antimafia a carico della societa' calcistica Juve Stabia.

Il provvedimento prevede l'amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attivita' economiche, applicata quando esistono indizi sufficienti a ritenere che un'attivita' sia controllata dalla mafia o possa agevolarla.

Le indagini, confortate da convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis, anche esponenti del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D'Alessandro, in particolare nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, e, fino al 2024, del trasporto della prima squadra. Si sarebbe così configurato un "oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell'attività economica della società", si legge in una nota a firma di Melillo, Gratteri e Agricola.

La Juve Stabia, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall'origine "si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi" rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione. E quanto emerso, per esempio, nel nevralgico settore della gestione della sicurezza e dello stewarding, dove "l'assenza di rigorosi strumenti di verifica e garanzia dei soggetti economici contraenti, cui è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell'ordine pubblico, degli eventi sportivi".

IL PROCURATORE ANTIMAFIA MELILLO. "Un quadro generale preoccupante, un caso scuola": così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha definito la 'subordinazione' alla camorra, in particolare ai clan D'Alessandro e Imparato, della società sportiva Juve Stabia oggi finita, su disposizione del tribunale di Napoli, sotto gestione controllata. "Si tratta - ha detto Melillo - del terzo caso in Italia: prima della Juve Stabia ci sono stati analoghi provvedimenti per il Foggia Calcio e il Crotone Calcio".

IL PROCURATORE DI NAPOLI GRATTERI. "Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, le gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra" ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso di una conferenza stampa indetta dopo la disposizione dell'amministrazione controllata della società sportiva Juve Stabia a causa di presunte infiltrazioni mafiose. "La Juve Stabia è una società che milita in serie B - ha aggiunto il procuratore Gratteri - e questo fa scalpore".

IL PREFETTO. Sarà un provvedimento articolato "che segnerà uno spartiacque della gestione di questa società". Lo ha detto il prefetto di Napoli Michele di Bari nel corso di una conferenza stampa indetta dopo la disposizione dell'amministrazione controllata della società sportiva Juve Stabia a causa di presunte infiltrazioni mafiose. "I magistrati - ha aggiunto il prefetto - hanno individuato una serie di defaillance e adesso bisogna accompagnare questa società in un percorso di legalità". In prefettura, ha detto ancor di Bari, "è già al lavoro un gruppo interforze per eventuali provvedimenti". L'obiettivo, ha voluto sottolineare Di Bari, "è bonificare la società". Di Bari non esclude che si possa chiedere alla Federcalcio il rinvio di alcune gare per avere la possibilità di riorganizzare i servizi risultati contaminati dalla camorra.

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