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21 Dicembre 2025 - 09:34
ACERRA. Cresce la preoccupazione tra la popolazione di Acerra per la realizzazione di un nuovo maxi-impianto di trattamento rifiuti, una vicenda che sta attirando l’attenzione e l’allarme di diversi gruppi ambientalisti. In un territorio già duramente segnato da decenni di emergenze ambientali, la notizia dell’ennesima infrastruttura legata al ciclo dei rifiuti riapre ferite mai rimarginate. Acerra, terra martoriata dai roghi illegali e simbolo della Terra dei fuochi, sede del più grande termovalorizzatore d’Europa, sembra non trovare mai pace. Come se tutto questo non bastasse, la città è stata scelta per la realizzazione peraltro già in una fase molto avanzata di un impianto di trattamento rifiuti dalle dimensioni “monstre”.
L’intervento è in corso nella zona industriale, precisamente all’interno delle ex aree Montefibre, dove sta sorgendo una piattaforma impiantistica di dimensioni tali da poter essere annoverata come la più grande d’Italia e, forse, d’Europa a pochi chilometri anche dall’area casertana della Terra dei fuochi. Su una superficie complessiva di circa 40mila metri quadrati, sono in avanzata fase di realizzazione circa 18mila metri quadrati di capannoni, destinati al trattamento di alcuni milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Sì, milioni di tonnellate, con una capacità di stoccaggio puntuale che raggiungerebbe decine di migliaia di tonnellate al giorno.
Per avere un termine di paragone, il termovalorizzatore di Acerra considerato uno degli impianti di riferimento a livello europeo ha una potenzialità di circa 600mila tonnellate annue. Il nuovo impianto, invece, avrebbe una capacità compresa fra tre-cinque volte superiore. Tradotto in termini di viabilità: ipotizzando 260 giorni di attività all’anno e un flusso di circa 400 autoarticolati al giorno, si avrebbe una colonna di mezzi lunga oltre cinque chilometri, praticamente la distanza che separa il centro di Acerra da quello di Pomigliano d’Arco. La piattaforma industriale in costruzione prevede quasi ogni tipologia di trattamento dei rifiuti contemplata dagli allegati B e C alla Parte IV del D.Lgs. 152/2006. È previsto anche il trattamento termico, come se la presenza del solo termovalorizzatore non fosse già sufficiente per il territorio.
Nel dettaglio, si va dal lavaggio di terreni e polveri di abbattimento fumi, all’inertizzazione di matrici pericolose, dal trattamento dei liquidi a freddo e a caldo alla sterilizzazione dei rifiuti sanitari, fino al trattamento dei rifiuti dell’industria farmaceutica e chimica tramite torri di evaporazione. È prevista persino la presenza di un impianto di pirolisi, quindi un ulteriore trattamento termico dei rifiuti. Ma più ancora delle caratteristiche tecniche dell’impianto, a destare forti perplessità è la sua genesi autorizzativa. Il progetto nasce infatti nel 2021 come Centro di Ricerca Sperimentale: Centro Ricerca, Innovazione, Trasferimento Tecnologico e Sviluppo sostenibile per la Transizione Ecologica.
Un’iniziativa che prevedeva partenariati universitari e una potenzialità iniziale autorizzata di circa 40mila tonnellate l’anno, finalizzata allo studio di tecniche di trattamento per conto terzi. Successivamente, sfruttando lo strumento della ZES, l’autorizzazione sarebbe stata progressivamente ampliata fino a trasformare il centro di ricerca in un mega impianto industriale come quello oggi in costruzione. Consultando il portale dell’Ufficio VIA della Regione Campania, non risulta in corso alcuna Valutazione di Impatto Ambientale per un impianto di tali dimensioni, circostanza che appare teoricamente impossibile. Dagli enti preposti contrari solitamente all’insediamento di impianti di trattamento rifiuti nell’area di Acerra e Giugliano e da quelle attenti alle tematiche ambientali non si hanno notizie. Eppure appare palese l’impatto potenzialmente devastante su un territorio già allo stremo.
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