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26 Ottobre 2019 - 20:55
“Non sono niente di più che abusivi consumatori di ossigeno”. Sembra che se la sia cavata così, il governatore campano De Luca, osservando in tv la massa giallo-grillina che ha riempito come un uovo la vasta spianata della Mostra d’Oltremare. Si celebravano i dieci anni dei 5stelle. Se la metafora dei “consumatori d’ossigeno” avesse avuto un minimo addentellato alla realtà, dovremmo immaginare che sulla testa dei tanti convenuti (10mila a detta della propaganda organizzativa?), si sia formata una gigantesca nube tossica da far impallidire quella famigerata di Seveso. Pensiamo: migliaia di bocche e nasi che respiravano ossigeno mentre contemporaneamente emettevano una enorme quantità di anidride carbonica! Imperterrito, e senza remore di carattere ecologico-respiratorio, il Capo stellato gettava lo sguardo oltre il recinto dell’area fieristica napoletana: preoccupato, come ministro degli Esteri, della guerra turco- siriana finalizzata allo sterminio dei Curdi? Certamente no. Attento solo a che il taglio di deputati e senatori, da “se medesimo” voluto, vada a danno degli altri partiti e non del “suo” Movimento. *** Una festa amara. L’euforia delle ore napoletane dura poco. A Palazzo Chigi la Finanziaria traballa e il premier Conte vacilla. A chi deve obbedire: a se stesso e agli impegni presi con la Commissione europea, al Pd zingarettiano, al nuovo alleato renziano di “Italia Viva” o al pentastellato Di Maio? Quest’ultimo, pur “promosso” al Dicastero più “diplomatico” di cui si disponga, non conosce il garbo della Farnesina. Su temi “sensibili” e particolarmente elettoralistici (quota 100, debito pubblico, cuneo fiscale, flat tax, Iva, carcere per evasori, processi brevi, porti e migranti) va giù a gamba tesa: ”Ma Conte che fa, non sa che a quel posto l’ho messo io?”. Come dire: se non obbedisce, si ritrova disoccupato. A questo punto, anche un premier moderato non può non pensare a Totò (ogni limite ha la sua pazienza!) e quindi sbotta: chi non fa squadra, è fuori dal Governo. *** Il “Capo” in crisi. Del resto anche Di Maio deve vedersela con molti dei “suoi” - a partire dal presidente della Camera Roberto Fico - che gli contestano l’inadeguatezza a svolgere il duplice ruolo che ha. Un’accusa fresca fresca viene da Carla Ruocco che, da presidente della Commissione Finanze di Montecitorio, si dice stupita delle posizioni assunte, sulla manovra del Governo giallo-rosso, che hanno fatto infuriare il premier Conte. Ma per il Capo pentastellato non va meglio fuori dal Movimento. Ad Avellino è Gerardo Bianco, storica figura della politica e della Democrazia cristiana, a tirare le orecchie a chi si proclama né di destra né di sinistra “perché le ideologie sono finite”. Nel ricordare Fiorentino Sullo, Gerardo Bianco (ora presiede l’Associazione per la difesa del Mezzogiorno) afferma: ”Dietro un pensiero politico c’è sempre un riferimento ideologico; dietro chi dice che non ha alcuna ideologia, c’è sempre il vuoto della politica”. In momenti importanti della vita della Repubblica, Bianco parlava in latino. Nel riferirsi a Di Maio ha usato ora l’Italiano (per farsi meglio capire?). *** I nonni alla riscossa. Sono scattati in piedi appena hanno sentito che Beppe Grillo vuol togliere il voto agli anziani: proposta più provocatoria di quella di abbassarlo ai sedicenni. Reazioni immediate proprio dal mondo dello spettacolo. Rita Pavone intona la sua canzone di successo “Datemi un martello” ma precisando subito “non per darlo in testa a Grillo” al quale, invece, consiglia di buttarsi su una poltrona con un plaid sulle gambe. Lino Banfi, arzillo più che mai, si chiede al contrario “e se facessi il partito dei nonni?”. Speriamo di no, ce ne sono già troppi. Il mondo della politica sembra propendere per Renzi quando, sui nonni, suggerisce di togliere il fiasco di vino dalle mani di Grillo, al quale si rivolge invece più duramente Mastella, sindaco di Benevento, per il voto ai sedicenni: sì, ma che non siano come gli amici di suo figlio…. Un tempo si sentiva la canzone “Il vecchietto dove lo metto?”. Una bella presa di posizione fu quella del maestro Marcello D’Orta. Dopo il grande successo del libro “Io speriamo che me la cavo”, pubblicò “I nonni, se non ci fossero bisognerebbe inventarli” (una raccolta di pensieri, piccoli racconti, disegni e poesie). A un gruppo di ragazzi di scuola media fu chiesto cosa pensavano di questo libro. La risposta fu corale: ”Chi lo ha scritto è un genio!”. Numeri Istat alla mano: gli italiani con più di 65 anni sono oltre 13 milioni e mezzo. Quasi 18mila i centenari. Sembra che a Beppe Grillo abbiano regalato un pallottoliere. *** Due Mattei, due Vangeli. Per ragioni diverse, la Chiesa li considererebbe apocrifi entrambi. Salvini ha fatto (adesso un po’ meno?) un uso strumentale di invocazioni e simboli religiosi al punto che qualcuno gli ha ricordato il Cavour di “libera Chiesa in libero Stato”. Renzi ha fatto, col suo “giglio bianco”, un uso cesaristico e bonapartista del potere al punto da ricordare i tempi in cui l’Imperatore voleva primeggiare sul Papa. Dopo la Leopolda a Firenze e i 200mila (così hanno detto) in piazza San Giovanni a Roma, i due leader sembrano seguire le Brigate rosse: marciare divisi per colpire uniti. Chi? Ovviamente il presidente del Consiglio che “ostruisce” l’ingresso a Palazzo Chigi e promette che non farà mai un partito suo. Basterà per stare un po’ tranquillo?
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