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06 Dicembre 2021 - 19:54
C’è una parola che attraversa la nostra vita perché è il luogo che attraversiamo più spesso: il corridoio. Chi non ricorda le scorribande sulla motoretta in plastica su e giù in quello spazio lungo e senza mobili dove, se faceva freddo o pioveva, si poteva anche giocare a pallone? E se la signora di sotto non c'era, ci potevi correre, giocare con le macchinine e fare la pista. Nelle case moderne quasi non c’è più e invece il corridoio è la spina dorsale delle abitazioni. Non ci si lava, non ci si dorme, non ci si cucina, non ha un padrone: è di tutti e di nessuno. Nessuno lo prende per sé ma tutti lo usano. Non ha un suo momento ma è sempre lì, giorno, notte, pranzo, colazione, quando serve, per passare da una stanza all'altra e sente i rumori di tutte le stanze. Poi c’è “il corridoio dei passi perduti”, uno degli appellativi, forse il meno noto ma di certo il più evocativo, attribuiti al salone antistante gli ingressi dell’aula di Palazzo Montecitorio, ossia il famoso “Transatlantico”, luogo di sosta e colloquio per deputati e giornalisti, cuore pulsante dell’attività parlamentare italiana. Un luogo al quale è legata una infinita serie di aneddoti. Su quei divani in pelle bordeaux ha preso forma gran parte della storia italiana. Tra accordi e disaccordi clamorosi. Tra bruciature di sigarette e colpi di scena alla buvette, sempre in fondo a destra. Negli anni ’50 il calcio mercato andava in scena all’hotel Gallia di Milano. Nel prestigioso albergo di piazza Duca D’Aosta si svolgevano gli incontri per il trasferimento dei calciatori. E le trattative si tenevano non solo nelle ampie e luminose sale dell’albergo, piene di stucchi, specchi e tappeti pregiati, dove, nel caldissimo luglio milanese, si davano appuntamento imprenditori, mediatori, dirigenti sportivi, allenatori e calciatori, ma anche negli angoli dei corridoi più nascosti. Vi soggiornavano anche bizzarre figure di secondo piano: vecchi marpioni di mercato, smaliziati faccendieri, sedicenti esperti, osservatori in disgrazia, truffatori incalliti ed attricette in cerca di fortuna. Il corridoio, luogo di voci, di scambi, di sguardi, di incontri fugaci o lunghi conciliaboli, dimora stabile ed eternamente fuggente, di quanto più definitivo ci possa essere: il provvisorio. Terra di mezzo, habitat degli “ora vediamo”, casa dei “vorrei ma non posso”. “Patria” di baci rubati come i corridoi dei vecchi licei, di dolore e speranza come negli ospedali e di meditazione, sotto i porticati dei chiostri di conventi e monasteri. Il corridoio deriva da “correre” e contiene quel senso di libertà promesso alla fine del percorso che comprende anche la sua capacità di rendere indipendenti i diversi vani. Ecco che Il “corridoio umanitario” rappresenta quella “fascia di territorio di un paese in guerra in cui le attività belliche vengono sospese per consentire il passaggio di convogli per il trasferimento dei profughi e per l’assistenza alle popolazioni” come scrive la Treccani e come è scritto nei volti e nelle storie dell’umanità dolente che attraversa le nostre città. E infine il corridoio come luogo di bellezza come il “Corridoio Vasariano” del complesso museale degli Uffizi a Firenze. Costruito nel 1565 per volere di Cosimo I de’ Medici, prende il nome dal famoso architetto cui fu commissionato, Giorgio Vasari. Sospeso su case e negozi, nasceva con l’intento di garantire la sicurezza dei granduchi all’indomani dell’abolizione della Repubblica e dell’istituzione del Ducato. In tal modo, non dovevano attraversare le vie fiorentine per spostarsi dalla residenza, Palazzo Pitti, fino ai palazzi del Governo, gli Uffizi e Palazzo Vecchio. Nella splendida passeggiata a ritroso nel tempo lungo il “Corridoio”, che misura 760 metri, niente è più romantico della splendida vista che si ha sulla città, sulle acque dell’Arno e sulle piazze limitrofe. Si racconta che alcune finestre furono allargate in occasione della visita a Firenze di Hitler per convincerlo a non puntare i cannoni sulla città e a preservarne l’alto valore artistico. Come immortalato in un episodio del film “Paisà” di Roberto Rossellini, il passaggio sul Corridoio Vasariano sul finire della Seconda Guerra Mondiale era l'unico punto di attraversamento nord-sud della città. Nella sua nuova funzione di passeggiata panoramica sopra Firenze, saranno riaperte le 73 finestre collocate lungo il percorso, per consentire ai visitatori di ammirare il più possibile la bellezza del centro storico osservato dalla suggestiva visuale del camminamento. Non esiste nulla di paragonabile in nessuna città della vecchia Europa. Il nuovo allestimento del Corridoio Vasariano permetterà a tutti di percorrere questa strepitosa passeggiata affacciata sul cuore di Firenze.
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