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Un Ditale d’Oro per innovare la tradizione del made in Naples

L’iniziativa del Premio “Il Ditale d’Oro 2023”, promossa dalla Confraternita dei Sartori 1351 presieduta da Tiziana Aiello, ha un significato che va oltre quello di una semplice cerimonia. Nella sede della Camera di Commercio di Napoli si è voluto, con il premio “Il Ditale d’Oro”, assegnare un riconoscimento al miglior giovane artigiano sartore. Un modo per promuovere una tradizione di altissimo profilo, che nei secoli ha fatto della scuola napoletana un polo internazionale del ‘ben vestire’. Aver visto all’opera le produzioni sartoriali di tanti giovani conforta chi ha a cuore sia le prospettive occupazionali delle nuove generazioni di Napoli e del Sud, sia il futuro di un settore che alla maestria artigianale ha saputo aggiungere l’estro e la creatività di autentici capiscuola. Occorre a tal fine creare le condizioni per il passaggio di testimone tra i maestri artigiani del presente e i giovani destinati a subentrargli. Sarti di fama mondiale, come i napoletani Lello Antonelli e Francesco Mazzuoccolo e il ragusano Raffaele Gintoli, sono pronti a insegnare ai giovani la loro maestria, e le istituzioni devono dar loro questa opportunità. È importante assicurare un sostegno per favorire il percorso sia di giovani che abbiano un talento spiccato e dimostrino una capacità di mettersi in proprio, sia di quelli meno talentuosi ma volenterosi, che possono trovare un’occupazione dignitosa e gratificante entrando e formandosi ‘in bottega’. Questo processo virtuoso va innescato, oltre che nel comparto dell’abbigliamento di qualità, in altri settori del made in Naples. Il rischio altrimenti è di non poter proseguire una grande tradizione per mancanza di nuove ‘vocazioni’ e per la oggettiva impossibilità dei maestri artigiani, della sartoria come della liuteria, dell’oreficeria come della ceramica e dell’arte pastorale, di poter sostenere i costi della formazione degli apprendisti. Da tempo, in proposito, proponiamo interventi agevolativi finalizzati a coprire le spese dei maestri artigiani, in modo da poter consentire loro di preparare ragazzi che, per uno o due anni, sono inevitabilmente poco produttivi, dovendo acquisire l’abc del cosiddetto mestiere. L’investimento pubblico sarebbe ripagato sia dalla continuità nel tempo di attività economiche di grande pregio, sia dalla modernizzazione di cui, grazie al protagonismo dei nativi digitali, i comparti tradizionali potrebbero beneficiare. Con risvolti interessanti in termini di digitalizzazione dei processi produttivi e di maggiore presenza internazionale delle produzioni del made in Naples.

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