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04 Maggio 2023 - 16:48
C’è una foto antica, iconica, in bianco e nero come è giusto che siano le foto antiche e simboliche. È del 1961 e ritrae Aldo Moro in spiaggia a Terracina, sotto il sole feroce d'agosto. È con una bambina, la figlia Agnese, che gioca in costume ai piedi del padre. Lui, Moro, è seduto in sdraio (seduto, non disteso) col vestito grigio e la cravatta, scarpe e calzini. Quella foto, all'epoca, lasciò tutti indifferenti: era soltanto uno scatto da rotocalco, da sfogliare distrattamente sotto l'ombrellone mentre i ragazzi del '61 ascoltavano al juke box dello stabilimento balneare Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco. Quella foto lasciò tutti indifferenti, e molti anni dopo qualcuno chiese ad Agnese Moro il perchè di "quella stranezza" dell'onorevole democristiano. Le disse: papà pensava che occorresse avere rispetto per il popolo di cui lui era un rappresentante. Oggi quella foto farebbe ridere, anzi fa ridere ogni qual volta qualcuno la tira fuori dagli archivi e la pubblica accompagnandola con l'immancabile didascalia Aldo Moro al mare negli anni '60 (e il tacito sottotitolo “Come eravamo ridicoli”). Ma davvero eravamo ridicoli? In quello scatto bianco e nero di un paparazzo sudato Moro in grisaglia e impeccabile a ferragosto sull litorale laziale osserva pensieroso l'orizzonte, i ragazzini con la prima peluria contrabbandata per barba si godevano spensierati i quindici giorni di pensione completa alla pensione Riviera, pancia in dentro e petto in fuori sbirciando sott'occhio quella biondina pudica con la maglietta bianca che avrebbe tolto soltanto arrivata sulla battigia prima di entrare in acqua. I ragazzini con la peluria sapevano che là in fondo, oltre quell'orizzonte che Moro scrutava, c'era il futuro, c'era la realizzazione delle ambizioni, c'erano i progetti che avrebbero preso vita giorno dopo giorno. E i genitori che avevano ancora nelle narici e sulla pelle la polvere delle macerie di una guerra finita da pochi anni, fantasticavano anch'essi sulla 600 da comprare a rate, sul televisore che prima o poi bisogna prenderlo, sul mutuo per stare tranquilli e invecchiare serenamente, magari accarezzando qualche nipotino regalatogli dalla biondina pudica con la maglietta bianca. Moro passeggiava in grisaglia e rappresentava una concreta speranza di Fiat 600 a rate per i nostri padri, noi (purtroppo c'eravamo già, anche noi con la peluria) intuivamo la certezza del futuro che ci stava aspettando paziente da qualche parte e non ci avrebbe deluso. I nostri figli oggi assistono alle liti isteriche e livorose tra Renzi e Calenda che tra un po' si faranno reciprocamente lo strascino e si tirano i capelli, Elly Schlein dice che l'armocromia ha un suo peso negli equilibri politici italiani, la maggioranza non è che stia poi tanto bene ma tira avanti mentre da sinistra lo slogan preferito continua ad essere “Sì, però la Meloni...”. I nostri figli, guerrieri spaventati ad una guerra che sanno già di aver perso, continuano a guardarci perplessi e ci chiedono perchè li abbiamo messi al mondo. Forse perché per motivi misteriosi continuiamo ad avere in qualche anfratto della memoria una foto in bianco e nero del litorale laziale negli anni '60 e ad essere legati a un granello di sabbia.
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