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Il Natale di ieri e il Natale di oggi in un periodo di crisi

Il Natale è alle porte e dovremmo chiederci e riflettere, su come viene vissuto oggi questa festa rispetto a 30-40 anni fa almeno. Una giusta riflessione su ciò che l'essere umano è stato, è e sta diventando. Quali valori iniziano a mancare e soprattutto cosa stiamo trasmettendo alle nuove generazioni, bisognerebbe partire da qui per svolgere un’attenta riflessione sulla festa del Natale, che mai come in questo periodo storico è in crisi, da un lato ci sono: guerre, fame e distruzione dall’altra parte c’è consumismo, sperpero, benessere economico, insoddisfazione, femminicidi, morti sul lavoro. Il Natale quando io ero bambino era visto come un momento di gioia, gioia vera con amici e parenti, anche se spesso c’era poco o nulla sulle tavole, e quel poco che c’era, erano cibi, prelibati, speciali, che durante l'anno non si avevano. Purtroppo, anche allora non tutte le famiglie potevano avere le stesse prelibatezze, chi più chi meno. Ma se meditassimo nel senso più profondo che c’è su quello che eravamo e quello che siamo diventati; la risposta è nei cuori di ognuno di noi. Sì, proprio così, siamo cambiati nei cuori, il consumismo, l'arrivismo, la sete di potere, ci ha inaridito ed ormai non ci basta più quello che abbiamo, perché come diceva Maslow, nella scala dei bisogni l'uomo vuole sempre di più di ciò che ha. Anticamente quando non si aveva niente paradossalmente si era più felici, allora dobbiamo chiederci perché la felicità di allora non c'è più. Allora dovremmo chiederci che cos’è per ognuno di noi la felicità? Avere una giacca nuova, avere le macchinone, avere le borse più griffate. Purtroppo, sembrerebbe questa oggi la felicità; tuttavia questa felicità è momentanea perché non è legata alla serenità interiore, sono, esclusivamente, dei beni fungibili che nel momento in cui sono diventati nostri non li apprezziamo più, ne vogliamo altri e subentra l’insoddisfazione dell’essere umano dei nostri giorni. Oggi il male del secolo è l’egoismo, chiediamo, quindi, in questo periodo così importante di riuscire a perseguire la strada della solidarietà del volontariato, delle belle azioni, perché queste ci arricchiscono sempre più, attraverso queste azioni non abbiamo un appagamento momentaneo ma al contrario avremmo un appagamento costante e durato perché fatto di contatto non di beni fungibili che nel momento in cui li abbiamo ottenuti non ci rimane che l’assenza, causata dal silenzio dei beni materiali. Pertanto, accerchiamoci ed intraprendiamo la strada delle relazioni sociali, del fare del bene, perché solo queste azioni ci fanno bene, ci portano frutti tutto il resto ci porta alla deriva. Il bambino Gesù che nasce povero tra i poveri dovrebbe insegnarci tanto e capire il senso ed il valore della vita. Quante persone nonostante il benessere ed il consumismo, anche in Paesi sviluppati come il nostro, vivono nell’indigenza e nella sofferenza economica. È qui un altro male centrale del nostro tempo: le disuguaglianze, la forbice delle disuguaglianze è sempre più crescente e non stiamo facendo nulla per accorciare ed arrestare tale forbice che cresce a dismisura. Cosa stiamo insegnando ai nostri figli se non portiamo avanti le tradizioni che non sono i mega regali che ci scambiamo durante il Natale, ma dovrebbero essere i valori della solidarietà, dell’inclusione sociale della fratellanza. 

*vicepresidente nazionale Mcl

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