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Lo stato del degrado e il disagio delle periferie

Ad ogni elezione, puntualmente, gli aspiranti sindaci dedicano qualche paginetta del loro programma alle periferie abbandonate che poi, altrettanto puntualmente, rimangono tali anche nel prosieguo chiunque vada ad occupare la poltrona di primo cittadino. Lo stato del degrado e il disagio delle periferie di Napoli, con particolare riguardo alle implicazioni socioeconomiche e di sicurezza, è noto e nel tempo sono state indagate tutte le cause ed i fattori che hanno determinato questa situazione, compreso la struttura urbanistica e la composizione sociale dei singoli quartieri, senza mai trovare la strategia giusta per affrontare i problemi. La scelta di non affrontare il tema delle periferie come questione urbana in senso generale e non particolare ha causato, a mio modo di vedere una distanza sempre maggiore con il centro, creando situazioni di degrado sociale, di impoverimento dei ceti medi urbani, di abbandono e decadenza dello spazio pubblico, di vetustà del patrimonio edilizio in gran parte pubblico e condizioni di insicurezza urbana. L’Amministrazione comunale ha avviato un processo di riforma del Prg depositando nella commissione competente una bozza di documento, detto strategico, che dovrebbe essere il prologo al varo del nuovo strumento urbanistico. L’utilizzo di termini ricercati nella relazione di accompagnamento dell’assessore Lieto non fuga i dubbi su una assenza totale di visione della città che ha accompagnato finora l’attività del sindaco Manfredi e della sua giunta. Dire che la politica urbanistica di questa giunta è ispirata ad una “visione di futuro” e non spiegare quale prospettiva si intende seguire risulta una affermazione fine a sé stessa. E lo è con particolare riferimento proprio a quelle periferie abbandonate che attendono dei veri processi di rigenerazione urbana. Si dirà che il comune con il progetto speciale per Scampia (Restart Scampia) e quello per Taverna del Ferro ha già avviato, con i fondi del Pnrr o del Fondo Nazionale di Coesione poi si vedrà, un percorso di rigenerazione omettendo di dire, però, alcune cose. La prima è che i progetti che stanno per partire sono dei semplici interventi di abbattimento e ricostruzione di fabbricati, peraltro vetusti, a destinazione abitativa che non risolvono i problemi della carenza di servizi e attrezzature che sono stati la causa principale del fallimento della realizzazione, per esempio, del complesso delle Vele. La seconda è che il comune, utilizzando una possibilità nelle maglie del regolamento regionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica, consegnerà i nuovi alloggi agli attuali occupanti abusivi eludendo la graduatoria per l’assegnazione delle case e, cosa ancora più grave, incentivando quella illegalità diffusa che a chiacchiere dice di voler combattere. Molti hanno già evidenziato, inoltre, la mancata relazione del preliminare con il Piano Territoriale della Città Metropolitana, laddove molti dei problemi che vive Napoli possono essere risolti solo se vi è una visione su scala metropolitana La stessa rigenerazione delle periferie, dovrebbe inserirsi all’interno di un complessivo piano di recupero, di iniziativa della Città metropolitana, affinché questi quartieri diventino luoghi di sviluppo, presidi di legalità e socialità. Tutto ciò diventa più semplice, infatti, se la rigenerazione viene intesa guardando anche a quello che c’è da fare nei comuni confinanti. Il mancato coordinamento tra i due strumenti, il Prg ed il Ptm, è ancora più grave nella considerazione che Manfredi oggi è contemporaneamente sindaco di Napoli e della Città Metropolitana, con una possibilità maggiore, quindi, di costruire efficaci ed armoniosi strumenti urbanistici. La “città giusta” non si costruisce semplicemente enunciandola, ma realizzando progetti che possano essere certi nei tempi di attuazione e sulle coperture economiche, dando risposte concrete alle diseguaglianze sociali e innestando un processo di vera integrazione tra centro e periferia. Occorre che la politica urbanistica possa concorrere a definire un orizzonte generale e di ampio respiro per le politiche di rigenerazione urbana e per la loro necessaria collocazione tra le priorità per un’agenda metropolitana delle politiche pubbliche sperando che si possano superare le scelte scellerate degli ultimi anni.

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