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30 Gennaio 2024 - 14:30
Non ho mai compreso realmente quanti anni avesse Sandra Milo. La vedevo ancora volteggiare sul piccolo schermo, dentro una leggenda vasta e romanzesca che aveva accompagnato i miei anni sin dall’ adolescenza. La dominava un’eterna fiducia nel futuro, impermeabile ai tanti anni passati dietro la cinepresa, ai cento amori, ai mille premi. Una vera icona che aveva attraversato le spirali dell’arte coniugando cinema e teatro, divismo e televisione. Era tradizionalmente interprete di una leggerezza straordinaria. Quel marchio di fabbrica, quell’indefettibile ruolo di “bella e svampita “ sul quale puntò Federico Fellini, costruendo il suo personaggio in quell’“8 e 1/2“ del 1963 che lo avrebbe portato al Premio Oscar. Inizialmente, la Milo aveva rifiutato quella parte. Ma le insistenze del regista la portarono a cedere. L’aveva conosciuta casualmente sulla spiaggia di Fregene. Non sapendo chi fosse, aveva pensato che quel sorriso ammiccante e malizioso fosse una presa in giro. Ma ne avvertì subito il fascino e l’ innocenza. Quell’atteggiamento ironico e sensuale era il suo modo più naturale di essere donna ed il suo apparente distacco, secondo il regista, segnava, in fondo, la sua grandezza interiore. Due anni dopo, nel 1965, la inserì nel cast di “Giulietta degli spiriti“, ritagliandole un ruolo magistrale che la spinse verso il “Nastro d’Argento“. Fu un amore clandestino durato 17 lunghissimi anni. Il primo bacio in un camerino di Cinecittà dove lei era svenuta per l’ emozione. Fellini, secondo quanto racconta la Milo, era pronto a chiudere il matrimonio con Giulietta Masina. Ma “Sandrocchia“ non volle. Temeva di sciupare il loro amore con il tarlo della quotidianità. Una carriera lunga e prestigiosa. 72 film e centinaia di apparizioni televisive ne custodiscono il ricordo. Il mondo dello spettacolo prova a celebrarne, in queste ore, sui social, la sua allegra ironia.
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