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03 Maggio 2018 - 12:11
Sono storie difficili da raccontare, sono storie che si perdono nella notte dei tempi, dal gol annullato a Turone in un decisivo Juve-Roma, fino ai due scudetti cassati ai bianconeri con relativa condanna alla serie B. Ma gli episodi sono centinaia, migliaia e, a questo punto, non vale nemmeno più la pena di farsi sangue acido. Si è costituito un “ sistema “, ancestrale, direi soprattutto psicologico che pone la gran parte degli arbitraggi a favore della Juve. E capita ogni anno, tristemente, sistematicamente. I bianconeri sono indiscutibilmente forti, hanno una serie di campioni nelle loro fila, un ottimo allenatore ma ecco che, nei momenti di difficoltà, spunta sempre un arbitro compiacente, disposto a sanzionare pesantemente tutti i falli avversari e a chiudere non uno ma due occhi su quelli della truppa di Allegri. Ne sanno qualcosa a Benevento, dove due rigori discutibilissimi aprono la strada alla vittoria contro gli ultimi in classifica, ne sanno qualcosa, più recentemente a San Siro dove l’Inter resta in dieci e Pjanic, invece, non viene espulso per ripetute entrate da incubo ma soltanto gentilmente ammonito, concedendo alla Vecchia Signora una superiorità numerica decisiva per il suo recupero finale. Il Var per i bianconeri non esiste, per tutti gli altri sì. Ed è un altro, inquietante sospetto. Ma attenzione, le nostre riflessioni non nascono da un Napoli che vede allontanarsi lo scudetto. Gli azzurri hanno costruito un grande campionato ma sono stanchi, sfibrati dall’utilizzo di una panchina corta che poteva e doveva essere costruita con maggiore dovizia di mezzi. Sono venuti meno a Firenze, in una sfida decisiva, dopo trenta dico trenta trasferte senza sconfitte. 547 giorni, un tempo infinito. Può capitare, soprattutto a fine stagione. Nulla toglie, comunque, ai meriti di Sarri, capace di andar vicino ad un assoluto capolavoro. Ma la sensazione di scalare una montagna, anche in questo campionato, è stata sempre particolarmente viva e presente. E tutti quelli che pensavano che il Napoli esagerasse nelle sue lamentazioni, dalla prima all’ultima del campionato, si sono trovati poi a fare i conti con gli arbitri “deviati”, soprattutto nelle sfide con la Juve, spesso cambiando il corso della loro stagione, abbandonando programmi, traguardi, risultati inseguiti faticosamente, spesso attraverso milioni di euro. Il favoritismo verso la Juve, purtroppo, è ormai un vero problema del calcio nazionale, un’ulcera cancerosa che condiziona chiaramente ogni campionato. Ed è anche un serio limite per lo sviluppo del più popolare degli sport nazionali. La frustrazione, il senso di rabbia, la demotivazione di milioni di tifosi di tante altre società porta, ormai, molti a pensare che sia tutto inutile, che sforzi familiari ed economici siano perfettamente ingiustificati per un campionato dove tutto è già scritto in partenza. E il solco si ampia, il distacco aumenta, il tifoso si allontana, magari proprio là dove la Juve potrebbe vincere tranquillamente con le proprie forze. Ma perché gli arbitri si comportano così? Escludiamo, per amor di patria, ogni stupido sospetto. Siamo, invece, convinti che nessuno sia costretto a non rendersi sgradito alla Juve se vuole entrare nel giro delle partite che contano. E arbitrare quelle sfide è il viatico verso il ruolo di “internazionale”, verso una brillante carriera sul palcoscenico europeo e poi, magari, mondiale. Se la Juve ti recusa, tutto questo sarà impossibile. E le parole di Andrea Agnelli dopo Real Madrid-Juve ed il rigore al 93’ di Benatia, lo sfogo goliardico di Buffon, le reazioni del clan bianconero fanno capire come qualsiasi arbitraggio lievemente ostile non venga accettato e funga immediatamente come reato di lesa maestà. Nessuno, da quelle parti, è abituato ad arbitraggi di una vera, autentica autorevolezza. È un discorso, dicevamo, che si perde nella notte dei tempi ma rischia, purtroppo, di condizionare i sogni, la magia ed il futuro di un calcio che non sale più, da tempo, sulla giostra delle passioni.
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