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25 Aprile 2019 - 22:11
Anche oggi, come accade ormai da ben 73 anni, viene celebrata la festa del 25 Aprile. I dirigenti dell’Anpi (un’associazione che non ha alcuna ragion d’essere perché i partigiani che la costituirono sono tutti morti e quelli che li hanno sostituiti conoscono una Resistenza raccontata da chi non l’ha fatta) ricordano che nel 1945 ci fu la guerra civile che per diciotto mesi ha visto contrapposti i partigiani ai fascisti della repubblica di Salò. Una guerra sanguinosa, spietata, crudele che ha visto italiani contro italiani in nome di due diverse visioni politiche. Da una parte i “democratici” (democristiani, liberali, socialisti, repubblicani, azionisti e, addirittura, i comunisti stalinisti) e dall’altra i “fascisti”, convinti della superiorità di uno Stato corporativo e sociale, governato da un solo partito. Due ideologie al centro di una guerra che una storiografia faziosa, egemonizzata dal Partito comunista, ha descritto come la lotta del Bene (l’antifascismo nelle sue varie organizzazioni partitiche) contro il Male (il fascismo repubblicano costituito dopo la disfatta dell’8 settembre ’43). Una storia che va profondamente riscritta. Senza faziosità e falsità. Continuare a sostenere che i partigiani ci liberarono dal nazifascismo è un falso storico perché senza la fuga dei tedeschi inseguiti dagli eserciti angloamericani non ci sarebbe stata alcuna insurrezione. Del resto, mentre i capi del Clnai entravano trionfalmente a Milano in molte parti dell’Italia settentrionale la guerra continuava. E terminò il 9 maggio quando gli Alleati e l’Unione Sovietica dichiararono a Berlino la fine della guerra in Europa contro il nazifascismo. Lo conferma Oriana Fallaci. Nella famosa intervista a se stessa pubblicata dal Corriere della Sera nel luglio 2004 scrisse: “Firenze non venne liberata dai partigiani comunisti, come dicono da mezzo secolo. Bugiardi! Venne liberata l’11 agosto del ’44 dall’Ottava Armata inglese e dalla Quinta Armata americana. Il resto del Centro Nord lo stesso. Dal Tirreno all’Adriatico i tedeschi avevano opposto la Linea Gotica che tennero ben nove mesi. E per liberare La Spezia, Bologna, Modena, Cesena, Reggio Emilia e le altre città a sud del Po gli inglesi e gli americani ebbero ben sessantasettemila morti. Ditegli almeno grazie! Ingrati! I partigiani entrarono nelle grandi città del Nord quando i tedeschi fuggivano inseguiti dalle truppe angloamericane. Non prima”. La storia la scrivono i vincitori. Sempre. Ma poi viene riscritta per eliminare errori, esagerazioni e falsità. Com’è avvenuto con la storiografia risorgimentale. Talchè anche questa della Liberazione è una storia da riscrivere, senza l’odio dello scomparso Elio Vittorini (ex fascista e poi comunista) che non esitò a definire “figli di puttana” i ragazzi che corsero ad arruolarsi nelle truppe repubblicane di Mussolini (forse non sapeva che tra quei ragazzi c’era anche il giovane Dario Fo che si arruolò nei paracadutisti della Folgore ma venne perdonato quando corse a iscriversi al Partito comunista). E qualcosa già si sta muovendo in questa direzione dopo i libri di Giampaolo Pansa sulle atrocità dei partigiani comunisti contro i fascisti, veri o presunti tali, nel così detto Triangolo Rosso. Due anni dopo la fine della guerra. Col referendum del 2 giugno 1946 la maggioranza degli italiani scelsero una Repubblica democratica, pluripartitica e basata sulla liberta di pensiero, di parola e di associazione. E posero fine al sogno dei comunisti e dei socialisti (Pietro Nenni era stata insignito del Premio Stalin) di dare vita a una Repubblica sovietica. Con quel referendum gli italiani si liberarono della Monarchia sabauda che avallò la dittatura fascista, condivise le leggi razziali e appoggiò la disastrosa guerra a fianco dei nazisti. Il 2 giugno 1945 nacque l’Italia democratica, repubblicana e antifascista. È questa la Festa Nazionale da celebrare.
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