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19 Marzo 2023 - 18:09
La riflessione di Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito «Libertà, Giustizia, Repubblica»
di Alexandro Maria Tirelli
I partiti italiani hanno dimenticato, o non lo hanno compreso fino in fondo, il senso del ruolo che dovrebbero svolgere nell'attuale contesto socio-economico. Impegnati, come sono, a inseguire e non già a creare il consenso e a privilegiare contenuti fatui social, come farebbe qualsiasi influencer in cerca di un po' di visibilità, invece che contenuti di pensiero.
D'altronde, non è un mistero che siamo arrivati a questo punto perché si è perso di vista l'assioma fondante della politica: e cioè il contributo da essa offerto per migliorare l’esistenza dell’uomo, tracciare il suo destino e quello della società.
«Fatti non foste a viver come bruti», scriveva Dante, nel suo XXVI canto dell’Inferno, sottolineando come la vita dell’uomo non possa esser insolentita dalla crassa ignoranza. Allora considerata un difetto, oggi quasi un attestato di merito. Un'ignoranza che non risparmia nessuno, tanto meno i nostri leader politici. A cui dovrebbe toccare di forgiare i destini dell’uomo e della società, in accordo alla evoluzione della tecnologia e dell’economia. Un moto armonioso, come quello dei pianeti, in grado di rendere superiore la qualità dell’esistenza di ogni essere umano.
A oggi, invece, i nostri potenti – e non parlo solo di quelli italiani, ma anche e soprattutto degli europei – sembrano preoccupati solo da bassa burocrazia: le dimensioni delle banane, la circonferenza delle vongole, l'aumento di imposte e balzelli. Leggere i resoconti parlamentari di Roma e di Bruxelles è diventato avvilente oltre che mortificante.
Tutto quel che c'era di grandioso nella costruzione e nell'astrazione del pensiero politico è andato irrimediabilmente perduto. Oggi c'è spazio solo per gli slogan racchiusi in poche decine di caratteri da lanciare su Twitter per raggranellare qualche like.
È possibile invertire la rotta? Il compito è difficile, quasi impossibile. Ma noi di «Libertà, Giustizia, Repubblica», vogliamo provarci. Mettendo al centro dell'azione politica la tutela del cittadino che non è solo un contribuente.
L’azione politica deve essere concentrata e incentrata sulla dimensione umana e non fiscale di ogni singolo individuo. Bisogna capovolgere il paradigma: quel che conta non è il tempo impiegato per produrre, ma il tempo che serve per arricchire il proprio animo e a offrire il proprio contributo, secondo natura e predisposizioni, alla società. Di questo si deve far carico la politica, così come la vediamo noi. Preoccuparsi e concentrarsi solo del tempo-lavoro significa inaridire una comunità e ridurla a rango di enorme riserva di caccia per multinazionali-Stato che si muovono solo per profitto.
Per questo è fondamentale istruire e scegliere una nuova classe dirigente che favorisca la crescita dell’individuo e la realizzazione della sua personalità a tutto tondo. Un uomo felice può aiutare la collettività a crescere a sua volta e ad evolversi. E una società felice fa nascere e crescere, in un continuum, cittadini virtuosi e felici.
D'altronde, questa dicotomia tra tempo pubblico e tempo privato l'avevano intuita, e disciplinata, in maniera magistrale i romani con la differenza tra «otium» e «negozium». Il primo destinato alla riflessione e alla cura di sé; il secondo, invece, finalizzato all'impegno economico, commerciale, sociale. Sempre in perfetto equilibrio. Sempre in perfetta parità.
Oggi, purtroppo, abbiamo perso il valore dell'«otium» per diventare degli automi costretti a lavorare per guadagnare soldi per acquistare cose che non ci servono.
È arrivata l’ora di cambiare la prospettiva. Basta con i ritmi forsennati che tolgono la possibilità di riflettere, ragionare e produrre nuova «ricchezza» interiore e, perché no, anche filosofica e culturale. Solo così torneremo finalmente a essere umani e a fare nuovamente dell’Italia la culla della civiltà.
Alexandro Maria Tirelli
Presidente del partito «Libertà, Giustizia, Repubblica»
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