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L'opinione

Guerra nei Cinquestelle: a rischio i piani di Elly

Non è tutto oro quello che riluce

Domenica scorsa, nel nostro commento su queste colonne alle consultazioni europee, nel riconoscere a Elly Schlein di essersela cavata bene nel primo importante debutto elettorale da leader Pd, tenemmo a puntualizzare che quell’esito positivo non autorizzava però trionfalismi. Un giudizio corredato, per spiegarci meglio, da un vecchio e sempre più efficace proverbio: “Non è tutto oro quello che riluce”. Esaminando difatti il voto raccolto dal Partito democratico e da odierni o futuri alleati, come ipotetica base di un’alternativa di sinistra al centrodestra, emerse una chiara escarsa competitività di coalizione. Ad avvalorarla influirono non poco le prime oggettive e preoccupate riserve incentrate sullavolubilità della sinistra oltranzista di Fratoianni, (confermata ieri dall’editto dell’onorevole Salis sulla occupazione abusiva delle case), l’ambientalismo fondamentalista di Bonelli, chiuso anche di fronte a eccezionali urgenze, sempre più ricorrenti. Da spingere figure prestigiose della sinistra a doversi guardare intorno per cercare di assicurarsi, per tempo, apporti sostitutivi o aggiuntivi, soprattutto in direzione di un centro moderato, capace di neutralizzare sorprese, disimpegni, di natura ideologica sempre in agguato, a sinistra, ormai una boscaglia di puntigliosi cespugli. È passata una settimana appena e sul cammino dell’alternativa targata Schlein, oltre a quanto già detto, si stanno profilando nuove enormi criticità in seguito alla guerra interna al M5S, destinata a cambiare molte cose rispetto al passato. Se, come appare, sempre più probabile, il Movimento si dividerà in due filoni: quello storico, originario, riferito al fondatore e garante Beppe Grillo, e l’altro , diciamo, spurio, di fedeltà a Conte, nulla di certo sarà più come prima, in particolare di un M5S zerbino del Pd. Meno che meno di donatore di voti. Dovendo ognuno rivendicare, come primo atto, per legittimare una separazione, una propria precisa identità, che, se non sarà nel segno del “vaffa”, sicuramente qualcuno provvederà a farlo risentire. La scissione, o altro che sia, in seno al M5S fa saltare i vecchi disegni di annessione del Pd, obiettivo dominante della scorsa legislatura. Totalmente caratterizzata e taroccata dai corteggiamenti d’interesse ai grillini, per fare maggioranze farlocche, senza programmi, non finalizzate al bene della collettività. Ai corteggiatori e ai corteggiati del M5S stava a cuore soltanto il potere, con gravi conseguenze per le istituzioni, finite, per irriducibili logiche spartitorie in mani inaffidabili e inesperte. Ad appurarlo e denunciarlo vi è stata più di una ricerca, in cui si è ricostruito un quadro delle gravità maggiori, imputabili alla incapacità di dirigenti per caso, ma anche al silenzio complice, alle reticenze per convenienza, di chi sapeva tutto e non ha aperto bocca. Quanti “sonnambuli” non hanno visto o voluto vedere! procurando un grave danno alle istituzioni. “Se si toglie all’impegno politico una proiezione e una tensione verso l’avvenire, e lo si riduce a giochi di potere, a iniziative di corto respiro, a trattative e intese tra gli esponenti dei partiti, allora è vero che si contribuisce ad aggravare una crisi di sfiducia e di disorientamento ”cosi scriveva Enrico Berlinguer oltre quarant’anni fa. Un monito di un’attualità sorprendente rispetto ascorciatoie politiche, spregiudicate e immorali, da tempo praticate nel nostro Paese. Cui il grande storico e archeologo Andrea Carandini ha aggiunto un resto molto più pesante che non può passare inosservato nelle sfere più alte: “Inesperienza e Immediatezza, gorgoglii di un interiore in subbuglio che non sa pensarescrisse - hanno spodestato Competenza e Responsabilità, alle quali dovrebbe invece ispirarsi una classe dirigente, degna di questo nome, che voglia distinguersi da gruppi politici narcisi,che a tutto hanno mirato, fuorché all’interesse dell’insieme dei cittadini”. Dove le maiuscole trasformano quelle categorie politico sociali in altrettanti interlocutori vivi e eloquenti. In conclusione: prima si risolve l’ambiguità del M5S, tutto e il contrario di tutto, nel corso di questi anni, e meglio sarà per il Paese. 

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