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LETTERA AI LETTORI

Il passato come rifugio dalla rovina del presente

Cari amici lettori, in apparenza non si segnalano novità sui fronti bellici internazionali, anche su quello Israele-Libano, che è in effetti Israele-Hezbollah (leggi Iran), si fa sempre più caldo. La pace è, purtroppo, nelle mani degli Stati Uniti, una potenza resa meno autorevole dalle sconfitte patite di recente in Afghanistan e nel Medio Oriente. Il governo democratico che si nasconde dietro nonno Biden appare più sensibile alle esigenze dell’industria bellica e di qualche industria di famiglia che alla pace nel mondo e al benessere dei cittadini e, soprattutto, delle nazioni suddite dell’Unione Europea. Così è tornato indietro di trent’anni e ha dimenticato le Torri Gemelli, rispolverando la guerra fredda che rischia di diventare calda. Finge di non aver capito che il nemico dell’Occidente è l’Islam.

Solo così si spiega il maniacale sostegno a Zelensky, lo scarso sostegno a Israele e le concessioni fatte al regime degli ayatollah. Una potenza occidentale seria lascerebbe perdere l’Ucraina, proverebbe a distruggere gli Hutu e a difendere l’Africa. Quel continente è stato abbandonato da Macron e da quel poco che rimane della Francia; nè l’influenza russo cinese sembra voler contrastare il crescente terrorismo islamico. L’unico governante che mostra interesse per il Sud del Mediterraneo è la Meloni. C’è solo da sperare che le sue iniziative siano sostenute da un governo europeo un tantino più serio di quello che ha mandato Di Maio a sorvegliare il Medio Oriente.

Com’è mai possibile che i governi non si rendano conto di qualcosa di elementare: io, come ogni ragionevole cittadino occidentale, non ho alcuna paura di incontrare un russo per strada, ma ne ho molta di imbattermi in un musulmano, che potrebbe decidere di accoltellarmi. Ce ne sono troppi disposti a togliere la vita a uno sconosciuto come me, in ossequio alla sua fede e guadagnandosi l’accoglienza delle molte vergini del suo paradiso. E l’economia? Il benessere dei cittadini? Perché governi e media occidentali non si rendono conto che accantonare questa nuova guerra fredda eviterebbe gravi danni alla nostra economia? Perché non distruggere, piuttosto, gli Hutu, che ci fanno la guerra (calda, mica fredda), danneggiando nostra economia? Che abbiamo mandato a fare le navi da guerra nel Mar Rosso?

Giusto per far vedere che esistiamo ancora, anche se non sappiamo tutelare l’interesse delle nostre popolazioni? Possibile che la nostra unica speranza debba essere riposta in una vittoria di Trump alle presidenziali di novembre, considerato che il Tycoon preferisce la pace, mentre quegli altri vogliono fare la guerra e solo dove è utile ai loro sporchi interessi e non alle giuste aspirazioni dei loro sudditi? I troppi miei anni hanno ridotto a pochi studi i miei interessi, che si sono ristretti alla cultura dei secoli passati. Essa parla ancora, con quanto ci hanno dato il romanico, il gotico e il barocco. Dante e Shakespeare in letteratura, le cattedrali e i castelli in architettura, Leonardo e Galilei nella scienza, Bach e Vivaldi nella musica, Giotto e Sanmartino nella pittura, Michelangelo e Donatello nella scultura, San Francesco e Santa Ildegarda nella visione di Dio.

Perché mi rifugio nelle culture passate? Posso mai preferire la Vergine degli stracci al Cristo velato? Posso preferire le canzoni di Geolier o di Gigi D’Alessio a quelle di Giovanni Leonardo Dell’Arpa e Giovanni Paisiello o magari al ritorno all’antico di Peppe Barra? Non mi piace, tuttavia, dovermi rifugiare nel passato per la necessità di fuggire dalla rovina del tempo presente. Certo, mi piace ricordare Riccardo d’Inghilterra e Luigi di Francia che andarono alle crociate, il Barbarossa che morì mentre vi stava andando, i tanti re e feudatari che andarono a difendere i luoghi santi e il figlio del re di Spagna che andò a vincere a Lepanto. Vorrei immaginare gli attuali capi di Stato che vanno in battaglia, in modo da potermi abbandonare al riso, ancorché amaro. Ma la mia immaginazione non arriva a cose così inverosimili.

Ne parlammo pe ne parlà, avrebbero detto i nostri padri. Sappiamo fin troppo bene che, finché le cose non cambieranno (ammesso che ciò avvenga), continueremo a temere la fame. Perché? I nostri soldi servono per sostenere Zelensky e dobbiamo pagare la roba più cara perché le navi devono circumnavigare l’Africa, ma nessuno pensa di cacciare gli Hutu dallo Yemen. E che le cose cambino per davvero è soltanto una speranza, oltretutto un po’ vaga. Ultima dea, come dicevano i latini.

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