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Paolo Cannavaro alla Pro Vercelli. Quando l'amicizia vale più di tutto

Di solito la parola amicizia viene abusata. Ma al tempo stesso anche fin troppo delusa. Dipende, però, dalle situazioni e soprattutto dagli uomini. Il 7 giugno scorso ho incontrato Vincenzo Pisacane nel suo ufficio di Santa Lucia. L’appuntamento era intorno a mezzogiorno. Quindi si avvicinava l’ora di pranzo. Alle 11 mi è arrivato un messaggio del manager partenopeo che mi invitava ad una colazione leggera (riso, pollo e verdure) da lui. Ho accettato volentieri. Non sapevo, però, che al tavolo, oltre a suo fratello, ci fosse anche un altro ospite. Di fronte a me c’era seduto Francesco Celiento, amministratore delegato della Pro Vercelli. Parlando del futuro del club biancorosso, Pisacane ha lanciato una proposta: «Perché non affidate la panchina a Paolo Cannavaro?». Una grande idea da me condivisa visto il rapporto che ho con il pupillo di Mazzarri. Neanche il tempo di pensarci che Vincenzo si è messo al telefono: «Paolo, vieni un attimo da me a Santa Lucia che ti devo parlare». Dieci minuti e dalla porta è sbucato Cannavaro con il casco in mano. Saluti doverosi. Poi, però, ho deciso di non partecipare all’incontro per evitare di mettere in imbarazzo le parti. Sono sempre un giornalista sportivo che rischia di essere ingombrante. Nei giorni successivi mi sono messaggiato con Pisacane il quale mi ha confermato la volontà della Pro Vercelli di puntare tutto sul ragazzo della Loggetta, fratello del Fabio campione del mondo. Avrei potuto, dunque, bruciare tutti sul tempo e dare la notizia in esclusiva. Sarebbe stato un bel “buco” così come usiamo nel nostro gergo. Ma ho deciso di aspettare l’ufficialità. Sì perché l’amicizia viene prima di ogni altra cosa. Non avrei mai potuto tradire la fiducia di Pisacane. Che conoscendo la mia serietà aveva deciso di proporre al dottor Celiento l’ex capitano azzurro. Quando l’altro giorno ho visto il benvenuto della Pro Vercelli a Cannavaro sono stato contentissimo. E per niente rammaricato per non aver anticipato i colleghi. La mia speranza è che Paolo possa diventare un grande primo allenatore dopo essere stato davvero bravo come vice del fratello. Ha le qualità e le competenze per poter stare in panchina. E chissà se tra qualche anno non ce lo ritroveremo a guidare la sua squadra del cuore. Sarebbe un sogno.

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