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L'opinione

Sul filo dell’equilibrista Biden sfida il tempo

Un dibattito politico è un rito sacrificale che mette impietosamente a nudo emozioni, paure, incertezze

Un dibattito politico è un rito sacrificale che mette impietosamente a nudo emozioni, paure, incertezze. Tra Biden e Trump ha prevalso, l’altro giorno, il solito demone dello spettacolo, dei sondaggi, di chi ha capito da che parte stare. Il Presidente in carica è apparso disorientato, frastornato. C’è panico tra i democratici. Il New York Times lo ha spinto a farsi da parte, favorendo l’ascesa di un nuovo candidato all’interno del partito. Joe Biden è un vecchio lupo di mare. È in politica dal 1972, sette mandati consecutivi come senatore del Delaware, un tempo infinito. Nel 2009 divenne il vice di Obama e nel 2020 fu eletto alla Casa Bianca. Con i suoi 78 anni, fu il più anziano presidente degli Stati Uniti. Oltre 50 anni di attività politica, un periplo capace di schiantare fisicamente chiunque. Soprattutto a quel livello di responsabilità. Conservo, tra le mie carte, due diverse immagini di Barack Obama. La prima, all’inizio del suo mandato, un’aria dinamica, attiva, un volto sorridente che si apre ai destini del mondo. La seconda, dopo otto anni, ritrae un uomo diverso. Apparentemente stanco, deluso, spossato da lunghi, durissimi anni di lavoro, dal peso di enormi responsabilità, dal dovere di rappresentare il potere universalmente più profondo. Due immagini, due foto che, al di là del passare del tempo, descrivono soprattutto il peso della politica, la sua fatica, per molti versi la sua drammaticità. Si pensa spesso a qualsiasi impegno istituzionale come ad un periodo tranquillo, sereno, confortevole. Ma la realtà, soprattutto per chi resta avvinghiato alle catene delle preferenze, è assai diversa, a qualsiasi livello. E non vale nulla dire che, in fondo, non è stato il medico ad imporre quella scelta, che il politico poteva tranquillamente continuare il suo mestiere, non entrare in quella corrida quotidiana, tenersi al confine di quell’impegno. Non è vero. La politica è come un fiume agitato. Ti trascina tra le sue rapide, non ti dà tempo per pensare e tu, con le tue armi limitate, con la tua sola pagaia devi difenderti per non affondare. Dopo 52 anni di attività politica, posso solo immaginare l’usura, l’annientamento fisico al quale Joe Biden è stato sottoposto. Normale che tradisca i suoi limiti e i suoi imbarazzi. Ma resta, nonostante tutto, un candidato carismatico con seri numeri da proporre negli anni del suo mandato. Potrebbe sfilarsi, certo, ma l’unica che potrebbe prendere in corsa il suo posto, con serie possibilità di successo, nel Partito Democratico è Michelle Obama. Nella riunione di famiglia, a Camp David, comunque, è emersa la voglia di continuare, di migliorare lo staff di supporto, di tranquillizzare i grandi potentati economici che lo sostengono. Partita complessa, meccanismo complicato. Con una commedia politica destinata, probabilmente, ad altri colpi di scena. In una giostra mediatica impazzita senza logica e senza verità. 

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