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lettera al direttore

Riflessioni sulla guerra dopo il massacro di Kiev

Gentile Direttore, quanto di atroce accaduto l’altro ieri nell’ospedale pediatrico di Kiev merita una ulteriore riflessione di come possa essere spietata una qualsiasi guerra nel mondo. La storia ci insegna, purtroppo, che sin dagli insediamenti delle prime tribù umane costituite da originari nuclei familiari, poi man mano estese ad altre realtà finitime, l’Uomo, che la Bibbia vuole erigere a “rappresentanza del Dio creatore”, forgiato a “sua immagine e somiglianza”, in realtà si è manifestato nei milioni di anni della sua evoluzione, più “immagine di Satana” che del Dio che l’ha creato.

Il dilemma “homo homini lupus” di cui parla il commediografo latino Plauto, rivisto , poi, nel Seicento dal grande filosofo britannico Hobbes, che attribuiva la natura della prevaricazione dell’uomo sull’altro uomo, in assenza di regole che una Comunità si dà nel progressivo avanzare del tempo, dovrebbe portare alla naturale conseguenza che noi, oggi, già da tempo nel terzo millennio di una moderna organizzazione societaria, frutto di esperienze e, purtroppo, anche di guerre sanguinarie con lo sterminio di interi popoli, dovremmo vivere in una civiltà quasi perfetta e attrezzata per dirimere “diplomaticamente” divergenze od anche odi razziali sempre latenti.

Hobbes diceva che in ogni situazione che precede l’istituzione di qualsiasi forma giuridica ciascun individuo dovrebbe essere del tutto uguale ai suoi simili. Il filosofo scriveva nel Seicento, quando i diritti, in realtà, erano calpestati dalle divisioni tra “classi sociali”. A distanza di quasi 500 anni, con le democrazie moderne nel mondo, con gli organismi sorti all’indomani di una guerra di sterminio, come la II guerra mondiale, soprattutto l’Onu, siamo in grado, al giorno d’oggi, di affermare una presunta “armonia” nella vita comunitaria? Penso proprio di no.

È sufficiente guardarci intorno e riflettere su alcuni valori propagandati nel complesso della comunità mondiale di cui anche noi facciamo parte, per intuire come l’antagonismo, la violenza, la prevaricazione non siano affatto concetti estranei al terzo millennio. Bisognerebbe davvero rileggere il testo del filosofo inglese, ripartendo dall’eguaglianza, di cui egli ha tanto scritto, per attenuare le discriminazioni, togliendoci di dosso il mantello del leone della foresta, facendo memoria e traendo insegnamento di quella che è la vera finalità di una comunità politica universale: la realizzazione di una realtà mondiale pacifica che consenta lo sviluppo e il rispetto di ogni individuo.

Mi sono dilungato su queste mie reminiscenze classiche, Direttore, per dimostrare come neisSecoli passati vi sono sempre state persone di alta levatura intellettuale e morale che hanno predicato l’uguaglianza, l’armonia tra i popoli, come unico fine di una società globalizzata. Anche oggi, in una docietà in cui il progresso tecnologico sembra addirittura voler prendere il sopravvento sull’intelligenza umana, ci sono tante persone di buon senso che possono guidare non solo i processi di repentino cambiamento dei nostri anni, ma anche dare risposte concrete all’esigenza non più procrastinabile di un nuovo equilibrio mondiale. Purtroppo, quando si assiste ad episodi come quelli di un missile micidiale lanciato su un ospedale di bambini, per giunta malati di tumori devastanti, la speranza di questo “mondo migliore” sembra svanire d’incanto.

Da Putin e compagni, per la loro dottrina di sentirsi i “salvatori del mondo”, estirpando per sempre le radici di una “società malata e corrotta”, come intendono loro l’Occidente, cosa volete che rappresenti un bombardamento di un ospedale con vittime civili innocenti, ed ancora piccoli oncologici in cerca di altri ospedali dove essere curati? Fa sorridere, ma anche sconcerta la sfacciataggine della solita versione ufficiale del gotha russo: “Non è stato un missile russo che ha colpito l’ospedale, ma le schegge di un missile ucraino che aveva intercettato quello russo”. E allora mi vengono a mente le altre guerre condotte da questo regime, come quella in Cecenia, dove a Grozny furono colpite infinite istallazioni civili; oppure, restando in Ucraina, i massacri di civili a Bucha, il bombardamento del teatro di Mariupol; od anche le bombe sui palazzi residenziali di Dnipro; la distruzione della diga di Nova Kakhovka, od anche i missili sul supermercato di Kharkiv.

È la “collaudata” strategia di Mosca che, bombardando ospedali, palazzi, insediamenti civili, supermercati, vuole fiaccare la “resistenza” del popolo, in modo che questo si ribelli contro i suoi rappresentanti, ed accetti qualsiasi resa, purchè finisca il massacro. D’altronde, lo stesso Putin ed i suoi accoliti, “benedetti” anche dal loro rappresentante religioso e ultraricco Patriarca Kirill, pensavano che già la sola invasione dell’Ucraina avrebbe spaventato a morte quel popolo, destituendo, se non uccidendo il presidente Zelensky.

A parte l’impotenza dell’Onu, già dimostrata in altri terribili accadimenti bellici (vedi, guerra nella Striscia di Gaza), vorrei domandare ai tanti filo-putiniani nostrani, che appaiono in ogni trasmissione di intrattenimento televisivo, cosa pensano dell’attacco e massacro sull’Ospedale pediatrico oncologico di Kiev, e se la bandiere della pace sempre ostentata nei loro interventi e cortei significhi solo la resa incondizionata di un popolo, magari un po' “macchiata” dal loro sangue!

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