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lettera dal palazzo
12 Luglio 2024 - 10:49
Da sinistra, Jean-Luc Mélenchon, Emmanuel Macron e Marine Le Pen
I risultati del ballottaggio francese di domenica scorsa e delle elezioni inglesi continuano a incidere sulla situazione politica europea. Segnano, infatti, un ineludibile punto di riferimento per le forze politiche e per la linea che l’Ue dovrà prossimamente far sua. Per quel che riguarda in particolare il nostro Paese, va registrato che dalle due consultazioni giunge un’indicazione quanto mai precisa.
In Francia, per vincere la destra deve seguire una linea moderata (quella, per intenderci, suggerita dal leader di Forza Italia Antonio Tajani) e abbandonare una volta per tutte l’oltranzismo salviniano e quello dell’ungherese Orban ai quali negli ultimi tempi la Meloni è sembrata dar credito. È fuor di dubbio, per uscire dal generico, che alla Le Pen, ad esempio, non abbiano in alcun modo giovato i rapporti privilegiati (simili a quelli di Salvini) instaurati negli ultimi tempi con Vladimir Putin.
La Meloni, se intende andare avanti diciamolo fuori dai denti – deve dare totale garanzia di appartenenza alla Ue. È questo il modo migliore per affermarsi come “destra di governo” e sconfiggere finalmente la diffidenza dei partner comunitari. Ciò pone tuttavia due problemi. Il primo è che deve liberarsi del fardello salviniano, divenuto ormai insopportabile nel suo stesso partito che ne medita la sostituzione e, per far questo, deve trovare nuovi alleati più affidabili. Ce ne sono e aspettano solo di essere chiamati per andare “in soccorso” della vincitrice.
La seconda iniziativa che, a quel che sembra, la Meloni vedrebbe con favore, ma per la quale esistono ancora resistenze all’interno del suo partito, concerne l’adesione di Fratelli d’Italia al Partito popolare europeo. Entrambe le cose non sono facili. E tuttavia necessarie. Pressoché analoga a quella della destra è la situazione della sinistra alla quale la “lezione” viene impartita dall’Inghilterra, dove le elezioni hanno fatto registrare la clamorosa vittoria dei laburisti, che da tempo sembravano relegati ai margini. Anche qui, a vincere è stata, contro ogni forma di oltranzismo, la linea della moderazione, abbinata ad un riformismo che, in Italia, non riesce, invece, a farsi strada.
È in atto una vera e propria trasformazione del sistema politico. Destra e sinistra, insomma, finiscono con il contare sempre meno. Quel che conta, pragmaticamente, è dimostrare l’attitudine a governare, senza “strappi” e fughe in avanti, nel contesto di una volontà riformatrice che non può limitarsi alle parole o essere condizionata da fini strumentali.
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