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l'analisi

La Nato si accorge del Sud grazie al Governo italiano

Il Mediterraneo allargato è un quadrante decisivo per l’Europa e l’Occidente

La Nato si accorge del Sud grazie al Governo italiano

Non solo simbolica. Quella conseguita dall’Italia al vertice Nato di Washington è una vittoria strategica. L’avere ottenuto che l’Alleanza Atlantica finalmente designerà un Rappresentante Speciale per «il vicinato meridionale», il cosiddetto fianco Sud, era una delle principali richieste avanzate dal governo di Giorgia Meloni. Il disastro della guerra russo-americana in Ucraina ha ormai sedimentato i nuovi blocchi del confronto mondiale.

Il Mediterraneo allargato è un quadrante decisivo per l’Europa e l’Occidente e noi siamo sulla linea del fronte, con le attività di guerra ibrida condotte da attori ostili, in particolare Russia e Cina, che sono in costante aumento. È l’Africa il vero laboratorio dell’alleanza sino-russa in quest’area, mentre il progressivo slittamento della Nato a Est ha provocato una pericolosa sottovalutazione di tutti i pericoli a Sud. Che sono tanti e in continua crescita. Ora, al di là di chi sarà il Rappresentante designato dall’Alleanza nella regione, per il quale Roma ha già avanzato la sua candidatura, è evidente che più importante ancora sarà la centrale del coordinamento.

È chiaro che Napoli sarebbe la città ideale. Già sede dell’Allied Joint Force Combat, la sua posizione geostrategica ne fa una capitale di quel Mediterraneo conteso tornato ad essere un fronte ancora più caldo tra il conflitto a Gaza e la crisi nel Mar Rosso. Napoli può rappresentare da un lato un motore di pace e sviluppo, anche alla luce del piano Mattei per l’Africa lanciato dal governo Meloni, dall’altro l’hub strategico della sfida ai nemici dell’Occidente in quest’area cruciale. Il 18 giugno scorso la Guardia di Finanza ha sequestrato a Gioia Tauro un carico di armi provenienti dalla Cina e dirette in Libia, in Cirenaica, una zona dove il controllo territoriale è gestito da Khalifa Haftar, signore della guerra i cui legami con Mosca non sono un mistero per nessuno.

Per capirci: il Cremlino sta trattando per trasformare il porto di Tobruk controllato da Haftar in un proprio scalo militare. Si conferma così quanto sia elevato il livello della minaccia proveniente dalla Libia, cioè da un Paese a pochi chilometri in linea d’aria dalle coste italiane. Il che significa anche da Sigonella e dalle altri basi degli Stati Uniti e della Nato in Sicilia e a Creta. La rinuncia a qualsiasi mediazione e la tragica sottovalutazione occidentale dell’importanza dell’Africa e del suo ruolo, hanno consentito negli ultimi anni la proliferazione della penetrazione russo-cinese (e turca) alle porte di casa nostra. Il fatto che la Nato abbia assunto finalmente una rinnovata consapevolezza del pericolo esistente sul suo fianco Sud, è certamente una buona notizia per l’Italia.

Significa che non saremo lasciati soli (si spera) a fronteggiare un’area che, dall’immigrazione illegale al terrorismo, è crocevia d’instabilità e foriera di molteplici minacce. Con la necessità di diversificare gli approvvigionamenti energetici, inoltre, per l’Italia è aumentata l’esigenza di stringere accordi con una serie di Paesi del Nord Africa o della fascia sub sahariana. Insomma, ce n’è abbastanza per dire che per noi si tratta di una questione di sicurezza nazionale. Più volte da queste colonne abbiamo evidenziato che la nostra partecipazione (sia pure solo indiretta) alla guerra in Ucraina ha un senso solo se ha una contropartita nello scacchiere Sud, dove per ragioni storiche e geografiche evidentissime si svolge una sfida decisiva per i nostri interessi nazionali.

Chi critica l’impegno che Meloni ha assunto negli Usa ad aumentare la spesa militare da parte dell’Italia, non capisce che si tratta di un passo necessario per rafforzare la nostra capacità di chiedere agli americani qualcosa in cambio: una diversa strategia della Nato nel Mediterraneo, di cui noi saremo i principali beneficiari. La guerra in Ucraina ha una sua specifica dimensione mediterranea: dopo averla ignorata per così tanto tempo, i nostri alleati se ne sono accorti. Meglio tardi che mai.

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