Tutte le novità
l'analisi
13 Luglio 2024 - 09:41
«È isolata». «È sola». «Sta collezionando insuccessi». «Si è indebolita». Addirittura Orban «l’ha asfaltata». Minchia signor tenente. A dar retta a politici e opinion leader della sinistra, Giorgia Meloni sarebbe finita dagli altari europei alla polvere in men che non si dica. Il tempo di un doppio turno alla francese… et voilà: quella che fino a domenica scorsa veniva descritta come una leader incontrastata, sarebbe terminata improvvisamente in un angolo e sull’orlo di una crisi di nervi.
Si tratta della solita lettura interessata e manichea. Innanzitutto non si comprende perché la sconfitta di Marine Le Pen in Francia avercene di sconfitte così, il Rassemblement national è il primo partito dovrebbe indebolire la destra italiana e la sua leader. Al contrario. Essa dimostra come l’unica strada per la destra francese sia quella di incamminarsi su un sentiero simile a quello della destra italiana, costruendo cioè un’alleanza strategica e stabile col centro alternativo alla sinistra.
Il solo antidoto che possa funzionare, soprattutto in un sistema elettorale che permette ai perdenti del primo turno di ribaltare l’esito del voto con le ammucchiate ai ballottaggi. Dunque, a uscire rafforzate dallo tsunami parigino sono semmai le ragioni del modello italiano del centrodestra di governo, oggi incarnato proprio dalla Meloni. Tradotto: non è la premier italiana che deve fare come in Francia, ma Le Pen (insieme ai gollisti) a dover fare come in Italia.
Non è Meloni che si deve radicalizzare, ma Le Pen a dover imboccare con maggiore convinzione la strada della svolta conservatrice. Secondo punto: la nascita dei Patrioti, l’eurogruppo patrocinato da Viktor Orban al Parlamento europeo passato da zero a 84 deputati in poco più di una settimana, avrebbe «certificato le difficoltà della Meloni», mettendola in una specie di cul de sac: se si accostasse ai Patrioti isolerebbe l’Italia, se si avvicinasse ai Popolari perderebbe ogni fisionomia politica alternativa. Niente di più sbagliato.
Innanzitutto, fino a prova contraria e con l’eccezione degli spagnoli di Vox, l’iniziativa di Orban non è nata a scapito dei Conservatori di Meloni, ma di Identità e democrazia, il raggruppamento nel quale militava la stragrande maggioranza dei partiti Lega e lepenisti in testa che hanno traslocato armi e bagagli nella formazione orbaniana. I Conservatori (Ecr) lì erano e lì sono rimasti. Anzi, dopo le elezioni di giugno sono cresciuti e nell’Europarlamento avranno due vicepresidenze e la presidenza di tre commissioni. Non sono isolati.
Lo spostamento a destra dell’Assemblea, invece, in prospettiva agevola Ecr. Ursula von der Leyen vedrà il gruppo guidato da Meloni martedì, mentre una parte dei Popolari, Forza Italia in testa, continua a spingere per una netta apertura alla premier italiana. La presidente della Commissione Ue alla ricerca della riconferma per ora non si sbottona, ma lo sanno tutti che i 24 voti dei meloniani sono un’ottima ragione per non rompere con la leader di FdI e mettersi così al riparo delle trappole dei franchi tiratori.
Che si raggiunga o meno l’accordo (non dimentichiamo che il voto sarà segreto), quando si tratterà di discutere dei singoli temi è chiaro che l’unica a poter parlare con i cosiddetti sovranisti sarà proprio Meloni. La frattura a destra sulla guerra russo-americana che si combatte in Ucraina è seria, ma non impedirà alla presidente del Consiglio di esercitare quel ruolo di ponte che solo lei potrà svolgere.
È già accaduto nei mesi scorsi, quando si è trattato di mediare con Orban sul delicato tema degli aiuti militari a Kiev a livello di Consiglio europeo, mentre tutto lascia pensare che lo scenario sia destinato a ripetersi alla luce delle crescenti tensioni tra il numero uno ungherese, ora presidente di turno dell’Ue, e gli altri Stati membri. Insomma, né isolata né padrona del mondo. Meloni è semplicemente una leader che conta e continuerà a contare. Sono altri ad essere in difficoltà: citofonare Macron e Scholz.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo