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il punto
14 Luglio 2024 - 10:10
E la chiamano democrazia! Personalmente, sono d'accordo con il console onorario d'Israele in Toscana, Emilia e Romagna e Lombardia, Carrai per la sua querela per “istigazione all'odio razziale e all'omicidio” contro la scrittrice e giornalista Cecilia Parodi, attivista del movimento pro Palestina, per “istigazione all'odio razziale e all'omicidio” contro la scrittrice e giornalista Cecilia Parodi, attivista del movimento pro Palestina,per “istigazione all'odio razziale e all'omicidio” contro la scrittrice e giornalista Cecilia Parodi, attivista del movimento pro Palestina, balzata agli onori delle cronache, per un video sul suo account privato, nel quale si è lasciata andare ad affermazioni livorosissime come: “Io odio tutti gli ebrei. Odio tutti gli israeliani, dal primo all'ultimo.... Non basta Piazzale Loreto, ci vorrebbe piazza Tienamen per appendervi tutti. Io ve lo giuro che sarò in prima fila a sputarvi addosso”.
E, personalmente, sono d'accordo anche con la richiesta di Carrai al Pd di “cacciare gli antisemiti e quelli che seminano odio presenti nel partito”. Giusto, ma perché di nome cita solo lei, mentre di tutti “quei signori della politica”, antisemiti, seminanti odio, che secondo lui, sono presenti fra i dem non ne ha indicato alcuno? Lei, in fondo esprime una sua – pesantissima e inaccettabile posizione personale di cui, se non fosse stata rilanciata dalla denuncia di Carrai, nessuno si sarebbe accorto. I suoi amici, invece esprimendosi in nome di una democrazia fasulla che niente ha a che vedere con quella vera che, secondo la Treccani, è la “forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo che la esercita, attraverso propri rappresentanti liberamente eletti, garantendo a tutti la partecipazione in piena uguaglianza all'esercizio del potere pubblico” una volta sedutisi alla guida, gestiscono il volante con autoritaristico dispotismo, infilando i percorsi più utili al raggiungimento dei loro traguardi.
E seminando odio, narrando tutto il male possibile degli avversari, facendoli passare per nemici di diritti e libertà sociali, sono certo più temibili di lei. Non è a caso che in Italia si sono quadruplicati i reati d'odio, ma Schlein e compagni fingono di non saperlo. E sia chiaro che si tratta di una questione che non riguarda solo quella itaiana, ma coinvolge l'intera sinistra europea. Per averne contezza, basta riflettere su quanto accade da tempo, per fortuna senza successo: in Italia – grazie al cielo, gli italiani vivono il presente, guardano al futuro e il passato lo hanno sepolto da decenni, tant'è che la destra italiana, nonostante loro, è uscita vincente anche dalle ultime Europee, è l'unica che ancora governa e ha saputo conquistarsi uno spazio, anche se ancora da consolidare in Europa; o in Francia, contro il Rassemblement National di Le Pen e Bardella, dall'indomani del suo exploit al primo turno delle legislative. Per impedire, purtroppo riuscendoci grazie a un sistema di ballottaggio tale che, tra ritiri e desistenze (ma in cambio di che?) dei candidati senza possibilità di recupero, consente di trasformare i vincitori del primo turno negli sconfitti del secondo – che la vittoria del Rn potesse confermarsi nel “repechage”.
Eppure, o forse proprio per questo, Macron consapevole che, dopo essere stato sconfitto da Le Pen, nel primo turno, è stato “umiliato” da Mélenchon nel secondo ha deciso di rinviare le dimissioni del premier Attal a dopo le Olimpiadi, facendo come se nulla fosse successo, provando a porre le premesse di un possibile governo tecnico, made in Italy; e anche in Europa. Laddove in fatto di democrazia si è raggiunto davvero il colmo: gli europei vanno a destra, ma gli sconfitti fingono di non essersene accorti per non doversi comportare di consenguenza.
Anzi! Il leader Ppe Weber si è inventato una “gabbia politica” per rinchiudervi i “Patrioti” di Orban, che dopo l'adesione di Lega, Vox e Rn sono, per consistenza numerica, il terzo gruppo dell'europarlamento ma, i suoi rappresentanti, “devono essere esclusi da qualsiasi carica”. Il che comferma che l'Ue è solo una sovrastruttura cui bisogna, “obbedir tacendo” (dopo averle pagato il contributo annuo, ovviamente) scattando sugli attenti e battendo i tacchi. Perché se t'azzardi a dirle “no” o a farlo come fa la Meloni, anche solo, senza battere i tacchi, puoi imbatterti in qualche dmocratico da burletta che vieta – minacciando di non votarla alla candidata presidente della Commissione Ue, Von der Leyen di stringere accordi con i conservatori. Limitandosi, a concedergli quache briciola in cambio dei voti per non mettere a rischio l'elezione. A questo punto, alla leader di Fdi ed Ecr non resta che dimostrare ad entrambi, che è premier per meriti e coerenza e non per aver accettato ricatti o partecipato ad ammucchiate. Il che vale anche oltreconfine.
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