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L'intervento
16 Luglio 2024 - 09:05
Accendere un riflettore su quanto sta accadendo in questi giorni in Sudan, paese africano tra i più martoriati a causa di un’eterna guerra civile, ci consente di capire tante cose. Innanzi tutto,lascia ancora una volta allibiti la consueta indifferenza di gran parte del mondo, la cui attenzione è focalizzata esclusivamente sul conflitto russo- ucraino e sulla crisi mediorientale, come se il continente africano fosse un mondo a parte, di secondaria importanza sugli scenari internazionali. Sappiamo bene che così non è, perché l’Africa è un continente dalle enormi risorse e dalle grandi potenzialità e, come tale, destinato a svolgere, nel tempo, un ruolo sempre più importante negli assetti geopolitici del pianeta. A casa nostra l’ha ben compreso il governo Meloni che, con il piano Mattei, sta gettando le basi per un partenariato proficuo tra l’Italia e i paesi africani, basato sulla convergenza di interessi politici ed economici e sulla nascita di relazioni caratterizzate dal principio della reciproca convenienza. Nessuna sensibilità e nessuna attenzione alla questione, invece, da parte dellasinistra nostrana (in tutte le sue varie gradazioni e sfumature di colore) che pare essersi oramai sclerotizzata sull’unico fronte della guerra ad oltranza al governo Meloni, dal cui impegno costante e costruttivo a tutela dell’interesse nazionale è ossessionata e spaventata a tal punto da remare contro a prescindere, in una gretta logica demolitrice che è oramaiun’offesa permanenteall’intelligenza degli Italiani. Figuriamoci, quindi, se l’opposizione nostrana ha voglia, interesse e capacità di orientarealmeno una parte dei propri logori neuroni verso ciò che sta accadendo in Africa da tempo. Chi trascura le drammatiche vicende africane di questi giorni dimostra, dunque, di ragionare con mentalità stupidamente eurocentrica e marcatamente obsoleta e dimostra di non avere a cuore la necessaria stabilità di quel continente che è presupposto essenziale per tessere quella rete diplomatica,economica e politica importantissima per l’armonico sviluppo dei paesi europei. Questi non possono prescindere dall’auspicare e dal favorire, oggi più che mai, le migliori relazioni possibili non solo con i paesi africani che affacciano sul Mediterraneo, sul Mar Rosso e sull’Oceano Indiano, ma anche con gli altri stati del continente: quelli dell’area del Sahel e quelli dell’Africa centrale, da cui origina anche buona parte dei flussi migratori che giungono poi sulle sponde del Mediterraneo, in cerca di una via verso l’Europa. Per questo la guerra civile sanguinosa, ultima in ordine di tempo, che sta devastando il vastissimo Stato del Sudan e di cui pochissimo si parla e si scrive deve necessariamente rientrare nella nostra sfera di attenzione. Per due questioni parimenti importanti. La prima, perché la stabilizzazione di quell’area vuol dire avere la possibilità di avviare rapporti di collaborazione commerciale non predatoria con un paese che ha risorse naturali enormi e un bisogno altrettanto enorme di infrastrutture, investimenti, tecnologia e sviluppo. La seconda, perché la devastante crisi umanitaria che sta caratterizzando quel territorio è fatta di guerra, sangue, massacri di gruppi etnici e popolazioni indifese, esodi di massa e centinaia di migliaia di profughi e di disperati in balia dei signori della guerra locali e delle potenze straniere che soffiano sul fuoco per accaparrarsi complicità e materie prime. Una tragedia che deve essere fermata e le cui immagini, poche e inquietanti, arrivano ai nostri distratti organi di informazione senza neanche essere adeguatamente diffuse e commentate. Sono storie complicate che non si prestano alle facili strumentalizzazioni politiche di partiti e movimenti di sinistra cui siamo oramai avvezzi. Per l’Africa che soffre non ci si indigna, non si occupano le università, non si fanno cortei e manifestazioni, non si fa ricorso al logoro armamentario dialettico“progressista”, non si attivano itribunali internazionali. E non si arriva neanche a comprendere quanto questa assenza voluta sia terribilmente carica di vergogna.
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