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Lettera ai lettori
17 Luglio 2024 - 09:28
Cari amici lettori, io sono un magistrato in pensione. Ho esercitato la funzione giurisdizionale per cinquanta anni e otto mesi fino al 29 novembre 2009, allorché ho compiuto settantacinque anni. Mio padre era magistrato, il nonno di mio nonno era magistrato, mio figlio Ferdinando è magistrato. La magistratura è molto importante, per me, quindi profondamente mi angoscia vedere le sue sempre maggiori disfunzioni, da cui dipende la crescente mancanza di fiducia dei cittadini nella giustizia. Mi angoscia, soprattutto, che queste disfunzioni incidano, ormai, non solo su taluni requirenti, ma persino su alcuni giudicanti. Questo fenomeno, addebitabile a un ristretto numero di magistrati, danneggia, purtroppo, la grande maggioranza dei togati che esercita in maniera esemplare la funzione giudiziaria. La funzione giudiziaria è comunemente definita un potere, ma la Costituzione non la indica come tale. Essa consiste nell’applicazione delle leggi nei casi di conflitto; giudicare le leggi spetta esclusivamente alla Corte Costituzionale. Ci sono principi fondamentali e ineludibili che sono lalibertà dei cittadini e la presunzione d’innocenza. Molte sono le maniere in cui quella minoranza di togati danneggia la stima dovuta all’intera categoria. La più grave è la pretesa di essere un potere, anzi il massimo potere, in grado non solo di vigilare l’applicazione delle leggi, ma di crearle, modificarle e abolirle, compito che spetta esclusivamente al potere legislativo, salvo il giudizio della Corte Costituzionale. Non meno grave, però, è l’irragionevole conflitto con la volontà popolare e la pretesa di sostituire nella carica un politico regolarmente eletto. Stiamo parlando del caso Toti, nel quale trovo davvero sconvolgente che un collegio giudicante avalli una misura cautelare del tutto irragionevole, come hanno dimostrato, oltre il comune buon senso, giuristi del calibro di Sabino Cassese e Orazio Abbamonte. Mantenere agli arresti un presidente di Regione solo per indurlo a dimettersi dalla carica significa mettersi addirittura al di sopra del popolo sovrano che quella carica ha conferito. Un tale comportamento somiglia troppo ai sequestri di persona per ottenere un riscatto. In entrambi i casi si toglie la libertà a un cittadino per ottenere che faccia qualcosa. Non mi sembra che occorra una riforma per evitarlo, ma se si ritenesse necessaria, la si faccia. Un’altra giurisprudenza che si è ripetuta negli ultimi mesi pretende che un delitto sia attenuato se commesso da stranieri, musulmani ovviamente, che ritengono il fatto lecito. Qui si viola, a mio avviso, il principio che la legge è uguale per tutti. Uno straniero che entra in Italia deve rispettare la legge italiana e non le proprie usanze. Se preferisce queste ultime, rimanga nel proprio paese. Da noi è gravissimo ammazzare una moglie o una figlia disubbidiente e non può esserlo di meno per il solo fatto che la loro religione è diversa dalla nostra. Veniamo, infine, alla folle pretesa di usurpare il ruolo del legislatore. La tratta degli schiavi in corso dall’Africa all’Italia sembra lodevole a quella piccola parte della magistratura di cui stiamo discorrendo. Non si usurpano solo i poteri della Corte Costituzionale rifiutandosi di applicare una norma vigente, ma si favoriscono le organizzazioni criminali che organizzano ed effettuano quella tratta. Lo si fa anche dissequestrando le navi e non perseguendo la manovalanza di quelle organizzazioni. Mi sembra proprio quella fattispecie del concorso esterno, mai istituita dal legislatore ma introdotta dalla giurisprudenza. Il ministro Nordio e il ministro Piantedosi stanno facendo il possibile per porre rimedio a quest’assurda situazione. Questo possibile, a mio avviso, non è sufficiente. Chi ha deciso di violare la legislazione attuale continuerà a farlo anche con le nuove norme. Non basta decidere quel che si può fare o no, visto che già si sa, ma stabilire cosa succede a che viola i principii del diritto. Occorre in altre parole, stabilire le sanzioni. Sto parlando, ovviamente, della responsabilità dei magistrati, che il popolo decise con un referendum ed è misteriosamente finita in qualche archivio dimenticato. I nuovi organi che devono giudicare le toghe, ipotizzati dal governo, devono sapere quali sono le sanzioni da applicare e in quali casi bisogna farlo. Anch’essi, infatti, rientrano nella funzione giurisdizionale; stabilire cosa devono fare spetta al legislatore. Il legislatore, infine, deve perseguire i capi delle organizzazioni criminali schiaviste. Le navi che fanno la tratta, in concorso con chi trasporta le vittime dal proprio paese alla costa mediterranea, appartengono a società note. Risalendo di società in società, non dovrebbe essere difficile stabilire quali siano i miliardari cui vanno i maggiori profitti di quest’attività criminale. Occorre, ovviamente, volerlo fare.
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