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Lettera al direttore

La cultura della legalità e “Ottanta voglia di vivere”

Il racconto di Francesco Bianco sulla presentazione del libro del presidente dell'Aci Antonio Coppola

La cultura della legalità e “Ottanta voglia di vivere”

Gentile Direttore, lunedì scorso sono stato alla bella cerimonia tenuta nella prestigiosa e storica “Aula dei Busti” di Castel Capuano per testimoniare l’affetto e la stima verso un caro amico, Antonio Coppola, presidente dell’Aci Napoli. Si presentava un suo libro (ne ha pubblicato altri tre) dal titolo emblematico “La cultura della legalità – Ottanta voglia di vivere”. Dicevo “titolo emblematico”, perché in questo stesso giorno il presidente Coppola ha compiuto ottanta anni. Tante le autorità presenti, tra cui, immancabile, Sua Eminenza il Cardinale Crescenzio Sepe, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la presidente della Corte d’Appello Maria Rosaria Covelli, il presidente della Fondazione Castel Capuano il magistrato Aldo De Chiara, l’editore Diego Guida, che ha curato l’edizione del libro e tanti, tanti altri amici che sono sempre presenti in ogni avvenimento organizzato da Antonio Coppola e dal suo prezioso staff. Numerosi gli interventi, legati soprattutto alla prima parte del titolo del libro “la cultura della legalità”, dove la presenza anche del ministro Piantedosi e del prefetto di Napoli Di Bari hanno fatto da stimolo perché ogni intervento contenesse la migliore proposta per arginare una dilagante delinquenza, specie minorile, molte volte associata anche a condotte irresponsabili di guida di mezzi privati, che provocano morti e feriti più di una guerra stessa. Tutti sanno quanto si è speso ed ancora opera nel campo della legalità in genere, e della guida in particolare, il presidente Coppola. È stato opportunamente ricordato dal Cardinale Sepe come fu eccezionale quell’episodio quando il Papa Francesco in visita pastorale a Napoli, indossò il casco, come simbolo di sicurezza per chi è in moto, da si cui si trasse il detto, poi: “‘A Maronna t’accumpagne”, che è stato il motto di tante iniziative tra l’Aci di Napoli e la stessa Diocesi partenopea, che ha una organizzazione capillare tra i giovani, destinatari di quell’appello e dei tanti seminari, di cui oggi stranamente non si ha più notizia di iniziative. I tanti interventi, tutti qualificati e pertinenti, hanno spaziato dal suggerimento di potenziare il trasporto pubblico, per scoraggiare l’uso cittadino della macchina o moto (caso ha voluto che finalmente ha aperto la metropolitana da Fuorigrotta a piazza Municipio); scoraggiare i cittadini ad usufruire dei soliti parcheggiatori abusivi, che fanno parcheggiare in ogni dove, comminando sanzioni non solo all’esoso abusivo, ma anche all’automobilista, con la sospensione della patente (misura eccessiva, a mio parere). C’è stato anche l’intervento dei fautori dei monopattini e dell’uso di biciclette, a mio sommesso avviso misura clamorosamente fallita a Napoli, perchè nessuno ha mai messo in evidenza che la nostra metropoli è una “Città Obliqua”, come recitava la bella canzone di Edoardo Bennato , e non “pianeggiante” come è nella Pianura Padana, dove a Piacenza, città che conosco a menadito per abitarci mio figlio notaio, circolano tutti, anche in pieno inverno, in bicicletta (sfido io: non scorgi una “salitella” a vista d’occhio). I Borbone l’avevano capito molto prima di noi, ed avevano realizzato le funicolari. Eugenio Bennato, non solo genio della musica, ma anche bravo architetto, aveva idealizzato, quando lanciò la sua bella canzone, il ripristino delle tante “scalinatelle” che collegano la parte bassa della città con quella bassa, di cui un altro genio musicale, Roberto Murolo, scrisse, musicò, e cantò l’immortale “scalinatella longa, longa, longa”. Il ripristino di queste scalinatelle doveva, secondo Bennato, avvenire parallelamente alla realizzazione di scale mobili che in pochi minuti collegavano il ventre della città con le sue colline ormai diventate “paradiso” del cemento, e non più del verde dei secoli scorsi. Nelle varie proposte fatte nel convegno-presentazione due mi sono sembrate abbastanza “idealistiche”: 1) sospensione della patente per chi affida la macchina al solito abusivo. 2) Incremento delle piste ciclabili e incentivi ancora per i monopattini. Di quest’ultima proposta ho già detto cosa penso, e non credo proprio di essere “solo“ a bocciarla. Della prima, vorrei solo sommessamente dire che uno dei problemi più gravi da affrontare a Napoli è quello del caro-sosta nei garage. Cinque euro per la prima ora di sosta; quattro o tre per le ore successive mi sembrano un vero salasso. Prendi un taxi, allora; peggio ancora con le tariffe e le soste necessitate dal troppo traffico a Napoli. Allora, prendi il mezzo pubblico, senza dubbio il più economico. Prendiamo, allora, ad esempio il mio caso: io abito in una casa demaniale nell’Aeroporto di Capodichino, lato Nord, alla periferia di Secondigliano, tanto per intenderci; provate a prendere un mezzo pubblico; se siete fortunati, questo vi porta fino alla Stazione; poi, cambiate mezzo, e, quando passa, se passa, prendetene un altro che vi porti al Centro. Nel frattempo, tra resse, ed odori vari, se non pericolo per la salute, avrete trascorso minimo un’ora e mezza tra attesa ed arrivo. Pazienza, mi si dirà: tra poco avremo anche noi la metropolitana; nel frattempo, come diceva Totò: “arrangiatevi”! Com’erano belli quei seminari organizzati dal presidente Coppola assieme alla rete dei giovani frequentanti le parrocchie della Curia napoletana. Si discuteva non solo della “legalità”, ma anche dell’”opportunità di attivare soluzioni urgenti“ e facilmente fattibili per la mobilità cittadina. Il caro amico Antonio nella seconda parte del titolo del libro ci ha lanciato un messaggio ed un invito, che io, di un anno “meno giovane” di lui, accolgo ben volentieri: “Ottanta voglia di vivere”. Impieghi, dunque, i prossimi ottanta anni nel continuare sulla strada (è il caso di dirlo ) dell’insegnamento della legalità e della prevenzione sulle strade: io lo seguirò sempre! Si proibisca alle case costruttrici di fare propaganda aggressiva per il lancio delle nuove macchine; i giovani soprattutto sono permeabili alle visioni di macchine che procedono a tutta velocità, saltano i fossi, sterzano ad “U” in un baleno; accelerano da 0 a 100 kilometri in tre secondi! Un bell’insegnamento! 

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