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lettera dal palazzo
19 Luglio 2024 - 12:57
Diciamolo senza infingimenti. Il nostro Paese (ma fortunatamente non soltanto il nostro) vive una fase storica che in ogni settore è dominata da un fondamentale modo di essere. Questo modo di essere è la mediocrità che la fa da padrone in ogni settore, dalla politica allo sport (vi dice niente l’andamento dei campionati europei di calcio?). Sarebbe un micidiale errore minimizzare questo dato perché la mediocrità non è un fenomeno passeggero ma una vera e propria potenza che si è ormai prepotentemente affermata.
Già più di un secolo fa John Stuart Mill, economista e filosofo britannico, parlava della forza della mediocrità. La scelta di John Stuart Mill è di una sconcertante attualità. Ne abbiamo proprio in Italia qualche testimonianza evidente. Qualcuno potrà pensare che ho una particolare simpatia per Mario Draghi. Ma è proprio il suo nome che ci viene alla mente anche in questo contesto.
Draghi è, senza alcun dubbio, tra i politici italiani, quello maggiormente dotato, soprattutto in campo economico, ed è colui che gode del maggior prestigio in campo internazionale. Eppure, viene tenuto ai margini della vita pubblica italiana ed europea. Perché? Il fatto è che la mediocrità suscita invidie, gelosie, timori. L’uomo mediocre non dà preoccupazioni ispira simpatia. “Per acquistare popolarità – diceva Oscar Wilde – bisogna essere mediocri”. C’ è un libro interessante a questo riguardo sul quale sarebbe opportuno riflettere. Si intitola “Mediocrazia” ed è opera del filosofo canadese Alain Deneault, il quale afferma: “Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all’incendio del Reichstag, e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure, di fatto, l’assalto è avvenuto ed è stato coronato da successo: i mediocri hanno preso il potere”.
E questo spiega, in gran parte, come e perché la mediocrità abbia acquistato, in particolare in Italia, un così vasto potere. E spiega anche un’altra cosa rispondendo alla domanda sul perché i nostri alleati nell’Unione europea ci snobbino (non si permettevano di farlo con Draghi) e qualcuno di loro pensi addirittura (quale follia!) ad un ‘Europa senza l’Italia. Purtroppo è lecito chiedersi quale contributo alla Comunità possa venire da un Paese che è letteralmente circondato dalla mediocrità e la risposta è scontata.
Bisogna tuttavia aggiungere che anche i nostri partner non brillano particolarmente il che aiuta a comprendere perché, economicamente, siamo stati sopravanzati dalla Cina e dagli Stati Uniti. Il rinnovo del Parlamento europeo poteva essere l’occasione giusta per compiere un esame di coscienza a questo riguardo. Ci si è persi, invece, in una serie di piccole risse che non contribuiscono certamente a darci maggior prestigio e più ampia credibilità. Saremo pessimisti, ma è così che la pensiamo.
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