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lo straniero

In un supermercato di Napoli ho creduto di trovarmi a Parigi

La cultura del Paese non influenza che la misura del segmento in questione.

In un supermercato di Napoli ho creduto di trovarmi a Parigi

A via Cilea, nel quartiere Vomero, dove non vado mai, ho creduto per un istante di essere stato teletrasportato verso un’altra città, come un eroe di “Star Trek” verso un altro pianeta. Un signore ben vestito nel suo completo di lino mi guarda di traverso e si permette di redarguirmi. Questo accade spesso nella mia città d’origine dove non ci si fa problemi a educare le persone, anche se sono più anziane di noi e più istruite, e nessuno sembra infastidito da questo atteggiamento.

In questo modo i parigini si trasformano volentieri in collaboratori della giustizia pronti a far rispettare le regole, questo causò non pochi problemi durante il periodo in cui vigevano regole sbagliate. Tutto il contrario di Napoli dove ci si prende gioco delle regole e dove certi poliziotti non le sanno far rispettare… creando un altro tipo di problema.

Ma ritorniamo al motivo alla base del litigio con il signore del supermercato, il giovane contabile (l’ho letto sul cartellino della scuola di appartenenza). Stavo prendendo un panino senza indossare i guanti monouso, ma facendo attenzione a toccare solo quelli che avrei effettivamente preso. Al contrario di lui che, sebbene fosse dotato di guanto, palpava tutti: ne leggeva la composizione dei prodotti sull’etichetta, ne verificava il prezzo e sceglieva quello con la data di scadenza più lontana possibile, cercando quello più in fondo nello scaffale.

Poiché io camminavo lentamente, lui si è precipitato alla cassa per riuscire a pagare prima di me. Ovviamente quest’uomo moderno ha pagato i suoi 11€40 con il suo telefono. Ovviamente, lui non ha neanche un centesimo in tasca ignorando quindi la mano di una povera mendicante seduta sul marciapiede, che lui ha solo intravisto tra i suoi mocassini Gucci. Avendo diretto un’analisi di mercato su 17 Paesi sul rapporto tra consumi e la sociocultura del Paese, sono perfettamente cosciente che questo tipo di consumatore esiste ovunque.

La cultura del Paese non influenza che la misura del segmento in questione. Questo tipo di “legalista moderno”, che ho incontrato a Napoli per la prima volta nella parte occidentale del Vomero, è invece molto comune in Francia e molto raro in Italia. Ciò che fa dire all’autore del libro «L’Italia senza eroi” sul modo speciale di vivere degli italiani rispetto agli altri popoli: “Se la Francia è stata la patria delle calze di lana e del risparmio oculato e attento, l’Italia invece è stata la patria del superfluo”.

Continua aggiungendo: “Se una cosa in Italia non sarà mai sommersa, è la ricchezza, che è sempre stata esibita e ostentata” a mo’ di sfida”. Al contrario della Francia e ancor di più dell’Olanda, dove l’accumulazione prevale sull’ostentazione. Non appena uscito su via Cilea, eccomi di nuovo come se fossi a Parigi: una Peugeot 2008, suonava all’impazzata contro una vecchia Fiat Panda che gli faceva perdere tempo a causa della sua indecisione alla guida. Questo succede spesso a Parigi dove sono tutti di fretta… anche quando non ce ne sia un reale motivo, al contrario di Napoli dove il tempo non ha lo stesso peso. Qui si privilegiano le relazioni cordiali alle proprie urgenze e come dice l’autore del libro di sociologia: “I francesi si occupano solo dei loro piccoli problemi e se ne fregano di non avere relazioni umane con i propri familiari”.

Avendo abitato a Parigi per 36 anni, condivido la sua opinione al 95%. Ma è stato forse un caso che io mi sia ritrovato in due situazioni che mi abbiano ricordato così tanto Parigi in questo specifico quartiere di Napoli che non conoscevo? Ora osservavo i palazzi di via Cilea con un altro sguardo, più attento e più scrutatore. Se fossi atterrato qui con un paracadute senza saper dove io fossi, avrei dubitato di essere a Napoli.

In questa zona non c’è alcuna traccia della dicotomia tra la magnificenza e la miseria: palazzi anonimi, strade abbastanza pulite e non troppo strette. Potrei pure pensare di trovarmi a Bruxelles, dove un tempo ho vissuto, mi dico perplesso, con una classe media come la si incontra dappertutto, che cerca di cavarsela al meglio attraverso gli insegnamenti che i ragazzi ricevono in merito alla scalata sociale in maniera legale. Certamente non sono né troppo simpatici né troppo generosi ma che credono nel progresso e nel rispetto delle regole: «una città in una città », si dice del Vomero, depauperata della bellezza e della cordialità che contribuiscono al fascino di Napoli, ma allo stesso tempo più equa e più giusta.

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