Tutte le novità
l'analisi
20 Luglio 2024 - 10:52
Tutto in mano alla Bce. È inutile girarci attorno: l’andamento dell’economia in questa seconda parte dell’anno dipenderà solo dalle scelte della Banca centrale europea. Altro che Ursula von der Leyen. L’istituto con sede a Francoforte è l’unica istituzione comunitaria che in questo momento ha in mano la possibilità di muovere una leva nella direzione della crescita. Come? Allentando la stretta monetaria.
Una mossa che appare sempre più necessaria via via che passano le settimane e si staglia sempre più chiaro lo scenario verso il quale l’Europa si muoverà nei prossimi mesi: le Nazioni più importanti si preparano a una nuova fase di rigore nei conti pubblici. Una scelta per molti versi obbligata, ma che diventa rischiosa perché il Vecchio continente è in pieno rallentamento e la politica fiscale non potrà dare nessuno stimolo alla congiuntura.
Ecco dunque che solo la politica monetaria può decidere di sostenere la crescita. Il problema, però, è che da quelle parti non sembrano per nulla intenzionati a fare ciò che si dovrebbe: dire chiaro e tondo che la direzione nella quale ci si muoverà nei prossimi mesi è una graduale ma sicura discesa dei tassi d’interesse, trasmettendo così un messaggio chiaro per orientare le aspettative degli operatori economici e favorire la ripresa degli investimenti. Esattamente il contrario di quanto fatto due giorni fa, con la decisione di tenere invariato il costo del denaro.
Dopo il mini-taglio dello 0,25% effettuato a giugno, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha subito frenato. Per l’Italia è una pessima notizia. La Germania ha presentato il bilancio per il 2025: la spesa pubblica scenderà da 489 a 481 miliardi di euro, che al netto dell’inflazione non è affatto poco. La Francia, come noi, è sotto procedura europea per un deficit di oltre il 5% e chiunque governerà dovrà partire dall’esigenza di ridurre il disavanzo: tutto il contrario delle opposte proposte della destra di Marine Le Pen e del Nuovo Fronte popolare che ha vinto i ballottaggi delle legislative. Anche in Gran Bretagna il nuovo premier ha chiarito che prima di tutto andranno risanati i conti pubblici.
D’accordo, il Regno Unito è fuori dall’Ue, ma il suo peso sui mercati finanziari è troppo grande per fingere d’ignorarlo. In questo quadro per l’Italia continuare a seguire una politica di bilancio prudente è una scelta obbligata, mentre non è ancora chiaro dove saranno trovati almeno i 15 miliardi necessari per confermare anche l’anno prossimo il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef. A questi soldi andranno aggiunti quelli per rientrare sia pure a rate nei parametri fiscali europei. Ciò conferma che, a dispetto delle mille chiacchiere degli ultimi due mesi, la partita più delicata Giorgia Meloni non sarà chiamata a giocarla in Europa, ma in Italia.
Tra poco, di fatto, entreremo già in modalità Legge di Bilancio, e allora occorrerà fare delle scelte. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si dice ottimista sulla possibilità di trovare le risorse per tagliare le tasse al ceto medio, ma non dice come. «Vediamo i risultati che vengono fuori dal concordato preventivo biennale», ha spiegato. Ma così si resta sempre nella stessa logica: si tagliano le tasse a qualcuno con i soldi di quelle pagate da qualcun altro. La tassazione nel suo complesso non scende, se ne sposta soltanto una piccola quota.
Si continua a rifiutare l’unica strada possibile: quella razionalizzazione della spesa pubblica che è l’unico modo per garantire un finanziamento strutturale e duraturo della riduzione fiscale. Se questo è il quadro comune a tutte le grandi Nazioni europee, è indispensabile che Lagarde assicuri che farà una politica monetaria per sostenere la crescita e favorire così la riduzione dell’indebitamento pubblico e l’equilibrio dei bilanci. Diversamente dovremo camminare tra due strade strette: quella sui conti pubblici e quella della politica monetaria. E non sarà una passeggiata di salute.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo