Cerca

L'opinione

In arrivo sedici miliardi contro lo spreco dell’acqua

La questione è che il nostro evoluto Paese negli ultimi 40 anni non ha fatto progressi nella costruzione di invasi e dighe per il collettamento delle acqua

In arrivo sedici miliardi contro lo spreco dell’acqua

In arrivo sedici miliardi contro lo spreco dell’acqua

La risorsa acqua, protagonista indiscussa di questa estate, è una risorsa fondamentale che, come dice Papa Francesco nella Enciclica Laudato Si, richiede “una coscienza universale”, non una “mentalità utilitaristica”. La grave crisi siccitosa che sta facendo soffrire l’Italia, con picchi preoccupanti nel Mezzogiorno e nelle isole, ci fa vivere una condizione di imbarazzante arretratezza e di contrazione delle produzioni primarie, riportandoci ai tempi in cui si dovevano razionare i consumi per soddisfare le esigenze primarie di acqua.

La questione è che il nostro evoluto Paese negli ultimi 40 anni non ha fatto progressi nella costruzione di invasi e dighe per il collettamento delle acqua e non ha investito quanto necessario in interventi di messa in sicurezza dei corsi d’acqua, di consolidamento degli alvei di fiumi e torrenti e ha trascurato la manutenzione della rete. Passiamo dalle devastazioni di grandinate anomale, nubifragi, trombe d'aria e piene, dei mesi freddi, al soffocamento della siccità, nella stagione calda. Dall’eccesso di acqua alla scarsità c’è uno spazio di cura umana necessario, da occupare di più e meglio per governare e indirizzare le bizzarrie della natura.

Secondo il Rapporto Istat sulle Statistiche dell’Acqua, nel 2022, l’Italia conferma il terzo più alto prelievo d’acqua per abitante rispetto ai 27 Stati membri. Nello stesso periodo, nella rete campana sono stati immessi 383 litri di acqua per un consumo pro capite di 192 litri. Si è dunque registrata una dispersione media del 50,01% con un picco del 55,9% a Benevento, contro una media nazionale del 42,4%. In pratica, mentre in Italia per ogni litro di acqua consumato 750 ml vengono dispersi per perdite nella rete e una parte per abitudini individuali errate, in Campania il rapporto è 1 a 1. Da considerare che l’acqua immessa in rete serve per il 69% l’agricoltura, per il 19% l’industria e per il 12% l’uso civile.

Questo quadro, secondo alcuni studi sarebbe persino peggiorato in questi due anni. Sicuramente non può essere migliorato. Le condizioni climatiche sono state avverse e l’impiantistica non ha registrato progressi. E questa è la notizia più difficile da digerire, se si considera la mole di finanziamenti a disposizione. Dal 2021 sono 4,2 i miliardi messi a disposizione dal Pnrr e 12 quelli complessivi, tra risorse nazionali ed europee.

Purtroppo della parte relativa al Pnrr risultano avviati lavori solo per il 30% e per i 12 miliardi del Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico solo nel 2023, con il cd Decreto Siccità è stata approvata la disciplina per la gestione delle risorse, ed è trascorso un altro anno per approvare e pubblicare il bando e per selezionare le proposte di intervento presentate dai territori, verificate dalle autorità d’ambito e ripartite a livello nazionale su base regionale.

Non può dirsi sufficiente l’avvio, annunciato dal ministro Salvini, del piano stralcio per 900 milioni, che dovrebbe avvenire a breve. Se, da un canto, l’impegno finanziario ipotizzato per il settore idrico prova la consapevolezza della importanza e della necessità dell’intervento pubblico, dall’altro, tempi e procedure di attivazione militano a favore di una scarsa sensibilità. Tornando alla Campania, al di là della Diga di Campolattaro, unica grande opera prevista nel Pnrr, delle circa 400 opere previste dal Piano nazionale solo 16, sulle 28 proposte presentate, sono quelle ammesse per la Campania.

E solo una minima parte dei 25.000 km di nuove reti da realizzare per la distribuzione dell'acqua potabile e per ridurre le perdite idriche, a valere sui 5 milioni all’anno, dal 2022 al 2024, appostati sul fondo per la progettazione degli interventi di riefficientamento delle opere idrauliche, nonché di recupero e miglioramento della funzionalità idraulica dei reticoli idrografici interesseranno il nostro territorio, nonostante nelle intenzioni questi avrebbero dovuto cadere in prevalenza nel Mezzogiorno.

La speranza che possiamo coltivare e per la quale è doveroso reclamare un cambio di rotta è che il Piano Nazionale, come peraltro annunciato, venga modificato e che la nostra regione recuperi, migliorando le proprie proposte, una quota maggiore di interventi necessari. In un simile stato di cose, infatti, non ci si può rassegnare a vivere in una continua emergenza. Non è giusto e neppure giustificabile in considerazione dello stato di consapevolezza acquisito, del potenziale tecnologico a disposizione e delle risorse finanziarie disponibili.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori