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L'opinione

La civiltà degli Appennini e il rilancio del Pnrr

La civiltà degli Appennini e il rilancio del Pnrr

I Monti Picentini

Prima delle tante e imprevedibili emergenze, dal Covid 19- 20- 21- 22…. alle guerre in Ucraina, alle successive tragiche criticità in Medio Oriente, che hanno duramente pesato e pesano tuttora sulla nostra economia, Giuseppe De Rita, il padre del Censis e illuminato analista politico in un intervento sul “Corriere della Sera” lanciò un’articolata proposta sulla promozione della civiltà degli Appennini.

Ci riferiamo alla grandiosa, fantastica, operosa dorsale di monti, colline, valli e borghi che si distende da parte del Nord al Sud, considerata il tesoro del nostro Belpaese, sotto ogni profilo produttivo,naturalistico culturale e imprenditoriale.

A cominciare dall’agricoltura all’artigianato a finire alle grandi imprese, di cui sottolineava la rilevanza di un capitale sociale ineguagliabile per tenacia e creatività che, per usare il linguaggio più giusto, ha onorato e onora l’Italia.

Tutto questo, quanto De Rita evocava e esaltava pochi anni fa è possibile ammirarlo, fino al 21 agosto, in una mostra fotografica allestita a Roma dal titolo “Opificio Italia”. Un viaggio tra le imprese che ne hanno fatto la storia eraccontano un mondo di genialità e concretezza, motore della nostra buona economia.

Non occorre avere l’età di chi vedeva “Carosello” ha scritto di recente un arguto commentatore per ricordare alcuni tra i successi commerciali nazionali più noti e popolari di comunità che crescevano e facevano miracoli. Ora c’è da sperare che il rilancio di queste straordinarie civiltà, così come auspicato dalla visione “Deritiana”, trovi il riscontro più adeguato nei piani del Pnrr, migliorando sempre di più l’Opificio Italia.

Poiché però la catena appenninica abbonda di piccoli centri molto operosi, è importante che essi, invece di concorrere singolarmente ai bandi pubblici, si associno per meglio godere e usufruire delle premialità previste in questi casi nelle graduatorie dei finanziamenti.

Un modo corretto, opportunamente valutato, per non creare duplicazioni inopportune di interventi pubblici, e ben distribuire, spalmare nei territori progettualità mirate a meglio dotarli e qualificarli. Diversamente potrebbero rispuntare quegli interventi a pioggia, responsabili in passato di programmi effimeri senza prospettive di futuro.

In attesa che opere del genere producano i benefici attesi e programmati per le nuove generazioni, anche e soprattutto al Sud che, giova ricordarlo, è parte importante di questa civiltà per il contributo di lavoro di tenacia e di inventiva della sua gente. Che non solo è stato tale in patria ma anche molto apprezzato in tutto il mondo.

Questa forza, nonostante esodi e spopolamenti evocata da Pasolini nella raccolta di poesie in forma di Rosa, si percepisce sempre più forte anche in questi giorni agostani delle feste patronali, occasione unica e ineguagliabile del legame con i luoghi, con i borghi delle radici, verso cui resta vivo il sentimento dei ritorni, che potrebbe trovare concreto alimento se con le progettualità del Pnrr cominciano seriamente a cambiare le cose.

Che cambieranno la erogazione della quinta rata in base ai risultati preventivati, rafforzata dalla richiesta già inoltrata dal governo per l’ottenimento della sesta rata alimenta un crescente ottimismo. Insomma il ruolino di marcia del Pnrr non è una invenzione ma un dato di fatto che smaschera il disfattismo di una sinistra, non ancora campo largo ma di profilo sempre più angusto nel dir male di tutto ciò che non le appartiene.

 La riprova quotidiana viene dal karaoke ossessionante della Schlein, che non sviluppa un solo concetto e continua a dispensare bufale. Un problema per lei che, d’ora in avanti, dovrà misurarsi con il ritorno nel Pd del figliol prodigo Renzi, un fuoriclasse in materia. Per concludere: le pagelle al governo non le può dare il Pd, ma solo l’Europa e, fino ad oggi, sono eccellenti. 

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