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La Campania tra roghi, inchieste ed (eco)balle

Sono quasi dieci anni che viene annunciata l’imminente liberazione della Campania dalle ecoballe

La Campania tra roghi, inchieste ed (eco)balle

Sono quasi dieci anni, ormai, che viene annunciata l’imminente liberazione della Campania dalle ecoballe, drammatico monumento all’incapacità di gestire il ciclo dei rifiuti, oltraggio ai nostri territori, minaccia per la salute pubblica. E tutte le volte che stanno per scadere i termini per mantenere la promessa, il presidente della Giunta regionale la rinnova, spostando la linea del traguardo ai successivi due anni.

E così, di due anni in due anni, siamo arrivati fino ad oggi. Riporto qualche numero che meglio aiuta a ricordare l’entità della tragedia: a fronte delle oltre 5 milioni e 700.000 tonnellate che risultavano depositate nel 2016, retaggio della stagione bassoliniana (che la giunta Caldoro voleva risolvere con un termovalorizzatore, osteggiato dal Governo nazionale a trazione Pd) l’azione messa in campo dalla Regione si è rivelata completamente fallimentare.

Persino a voler credere alle (favolistiche) previsioni di Palazzo Santa Lucia, rispetto a una spesa che ha già largamente superato la metà delle risorse, nel 2025 - e quindi quando l’attuale governo regionale avrà terminato il suo mandato - avanzerebbero ancora 1.300.000 tonnellate di ecoballe!

In realtà, le cose stanno ancora peggio. In realtà, numeri alla mano, andando avanti col passo di questi 10 anni ci vorranno ancora decenni prima di liberare il Nostro Posto dalle ecoballe! Un breve “recup” - come si dice oggi nella terminologia efficientista che De Luca vorrebbe avere - lo conferma.

Nel 2016, ricevuti ben 450 milioni di euro dal Governo Renzi che originariamente dovevano servire a realizzare un secondo termovalorizzatore (di cui circa 200 milioni per opere compensative per il territorio), De Luca promise - rigorosamente a favore di telecamere - che le ecoballe sarebbero state smaltite entro 18 mesi, sia pure trasferendole all’estero (a carissimo prezzo). Da allora è stato un crescendo di proclami, di dichiarazioni, di impegni non mantenuti, insomma di vere e proprie (eco)balle, direi “spaziali”.

Bugie su bugie, raccontate da chi, del resto, ha risolto l’emergenza della Terra dei fuochi semplicemente negando che esista, addirittura in Consiglio. In questa drammatica situazione abbiamo dovuto registrare un altro disastro ambientale: quello avvenuto nel sito di Persano lo scorso 30 luglio, dove sono andate in fumo seimila tonnellate di ecoballe di rifiuti provenienti dalla Tunisia. Il rogo è la dimostrazione lampante dell’incapacità dell’amministrazione regionale di agire per la tutela dell’ambiente, per la conservazione del patrimonio paesaggistico e per la difesa della salute dei campani, e soprattutto fa emergere una gestione scellerata, pericolosa, del ciclo dei rifiuti.

Non va dimenticato che anche quelle ecoballe non dovevano essere lì da almeno 2 anni, sempre secondo i proclami del presidente della Giunta. E invece erano ancora ammassate nel sito di Persano. E come mai sono bruciate proprio la mattina in cui si dovevano iniziare (almeno in apparenza) le operazioni di smaltimento? Per avere risposta a questa e ad altre domande su una vicenda delicatissima ed oscura, noi della Lega abbiamo dovuto presentare una interrogazione consiliare, per la quale, ad oggi, attendiamo risposta (saranno tutti al mare…). Soprattutto, abbiamo chiesto alla Giunta regionale di chiarire le responsabilità amministrative e di omesso controllo rispetto al rogo, le misure previste per la rimozione delle ecoballe rimanenti, gli interventi per tutelare la salute dei cittadini.

E se siano state pianificate strategie di lungo termine per la gestione sostenibile dei rifiuti in Campania. Sulla questione, insomma, va fatta piena luce, al di là dei risultati a cui giungeranno le indagini della magistratura che pure procedono per risalire alle cause e ad eventuali responsabili di questi fatti. Anche perché - non dimentichiamolo - siamo di fronte ad un vero e proprio giallo internazionale, un’oscura vicenda di traffico illecito di rifiuti che chiama in causa ancora una volta pure Palazzo Santa Lucia.

All’epoca del ritorno nella nostra regione dei rifiuti trasportati in Tunisia (poi allocati a Persano), il governatore si precipitò a dichiarare che la Campania con quella storia non c’entrava nulla, ma poi, a febbraio scorso, si è scoperto, grazie alle misure adottate dalla magistratura, che l’amministrazione regionale sarebbe stata invece parte attiva del meccanismo, tanto che risultarono coinvolti quantomeno dirigenti e funzionari.

Come se non bastasse, nell’estate nera di fumo non poteva mancare lo stop - almeno per una decina di giorni - del termovalorizzatore di Acerra, con il conseguente allarme rifiuti che sta sommergendo i comuni della Campania. Eppure non c’era bisogno del veggente per prevedere l’ovvio. Le cause del blocco sono da ricercare non solo in un impianto vecchio e obsoleto, ma pure in una manutenzione che non è stata solertemente effettuata, specie negli ultimi anni.

Col risultato che saranno almeno trentamila le tonnellate di rifiuti indifferenziati da ricollocare. E la soluzione prescelta francamente sembra una barzelletta: l’idea dell’amministrazione regionale è quella di stoccarli presso stir provinciali e aree pertinenziali. Come dire che qui da noi le ecoballe, invece di scomparire, crescono!

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