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Il ricordo

Ciao capitano di tante battaglie e mille risate

Gianfranco Lucariello, una figura storica. Un’icona del giornalismo sportivo

Ciao capitano di tante battaglie e mille risate

Gianfranco Lucariello

Una figura storica. Un’icona del giornalismo sportivo. Un uomo che per la categoria ha lasciato il segno. La morte di Gianfranco Lucariello ha rattristato tutti. Quando ieri mattina nella chat della squadra dell’Ussi Campania il collega Francesco Marciano ha comunicato la scomparsa del capitano ci siamo rimasti malissimo. Era da un po’ che non mandava messaggi Gianfra.

C’eravamo abituati alle sue battute e alle foto ricordo che inviava. Erano attimi di vita vissuta insieme sui campi di calcio. Sì perché grazie a lui non abbiamo scritto solo di pallone ma lo abbiamo anche giocato. Era lui ad organizzare gli incontri. E guai se non rispondevi alle convocazioni. Si arrabbiava non poco. Serviva il professionismo anche in queste cose. Proprio grazie a questa sua passione mi sono ritrovato a fare questo bellissimo mestiere.

Sarei potuto rimanere un collaboratore di paese che mandava 15 righe più tabellino. Così come facevo nel 1991. Lo conobbi nella redazione sportiva del Giornale di Napoli. La domenica davo una mano a Marco Lobasso assieme all’amico Diego Paura prendendo al telefono qualche gara di prima categoria. Gianfranco era la prima firma del Napoli. Un giorno lo incontrai e mi disse:«Sai giocare a calcio?». Risposi: «Certo». Allora sabato mattina ci vediamo al campo dei vigili urbani per un incontro. Detto, fatto. Ci andai. E da quel momento diventai un suo pupillo.

Prima mi schierò da terzino sinistro e poi da difensore centrale. Una volta chiacchierando mi propose di andare allo stadio San Paolo per scrivere le interviste della squadra ospite. Nel 1991 c'era Ranieri sulla panchina del Napoli. Era andato via da poco Maradona. Ero felicissimo per il ruolo che mi aveva dato. Più giocavamo insieme e più il rapporto diventava stretto. C’era un gruppo storico formato da Fabrizio Cappella, Donato Martucci, Mimmo Malfitano, Guido Baldari, Ciccio Marolda ect ect.

Una domenica Gianfranco decise di promuovermi: «Da oggi scrivi le interviste del Napoli. E qualche volta puoi andare anche a Soccavo a seguire gli allenamenti». Feci i salti di gioia. Passare dalla mia Arzanese in Eccellenza alla squadra del cuore fu emozionantissimo. Ero sempre con lui. Una simpatia unica. Ne aveva per tutti e con la sua ironia ci faceva divertire negli spogliatoi. Soprattutto quando faceva le pagelle. Nessuno superava la sufficienza. Anche se giocavamo bene era massimo 5. Belli gli aneddoti che ci raccontava dei suoi ritiri.

Storica l’imitazione di Beppe Bruscolotti in una intervista fake. La raccontava fiero di ciò che aveva fatto. Quando l'ex difensore lo scoprì gli disse: «Gianfrá, aggio saput che ti diverti». E giù risate. Abbiamo vissuto un pezzo di vita insieme. Io poi nel 1996 passai al “Roma” e lui rimase al “Giornale di Napoli”. Inizialmente ci restò male ma poi le partite dei giornalisti gli fecero dimenticare l’amarezza. Gli anni sono passati in fretta.

Qualche tempo fa, parlando con il direttore Antonio Sasso (suo storico amico), decisi di fargli scrivere una rubrica settimanale sul “Roma”. Fu una bellissima sensazione. Aprire le porte delle mie pagine sportive a colui il quale mi aveva inserito in questo mondo non aveva eguali. Sono del parere che la riconoscenza è il sentimento del giorno dopo. Ed è per questo che resterà sempre nel mio cuore. Anche adesso che non manderà più foto o messaggi per ricordare le tante gare giocate insieme. Ciá Gianfrá.

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