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18 Agosto 2024 - 16:29
La premier Giorgia Meloni
Non è la prima volta, e non sarà neanche l'ultima, che i giornali dell'establishement hanno relegato notizie significative dei risultati ottenuti dal governo in carica in un angolino nascosto delle loro pagine interne, nella speranza che sfuggano all'attenzione dei più. La stessa opposizione – per l'autorevolezza della fonte e non sapendo come smontarla – ha preferito non smentirla né tacciarla di “flopperia”. Certa che i giornali amici l'avrebbero silenziata. E così è stato.
I dati Ocse segnalavano che “Il reddito reale della famiglie italiane, nei primi tre mesi dell'anno grazie al trascinamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e al netto dell'inflazione è cresciuto del +3,4%, contro lo 0,5 medio dei Paesi del G7, lo 0,6 della Francia, lo 0,3 della Gran Bretagna e lo 0,2 degli Usa. Ma messi in fila i numeri – per altro, già noti mi sembra il caso di sottolineare che se la stragrande maggioranza dei media mainstream ha tentato di ridimensionarne la portata pubblicandola in un angoletto defilato delle proprie pagine interne, “la Stampa” a pagina 20, nonostante un titolo su 3 colonne, è riuscita addirittura a non darla. “L'Ocse: Il reddito delle famiglie a +3,4%. Ma l'Italia è ancora sotto i livelli del 2007”, precisando inoltre che “Francia, Germania e Portogallo hanno corso di più negli ultimi decenni”.
Ebbene, dove si legge che quel +3,4% è il dato italiano, se il titolo si limita a dire che siamo “ancora al di sotto del 2007” e aggiunge che da quel momento “Francia, Germania e Portogallo hanno corso di più? Da nessuna parte. Peccato, però, che l'autore della nota nella foga di nascondere cosa realmente è successo abbia dimenticato, che: dal 2001 al 2006 ha governato la buonanima di Berlusconi ed è impossibile pensare che non abbia avuto un ruolo nella formazione del tasso di sviluppo del 2007 e la Meloni, è a Palazzo Chigi dal novembre 2022, per cui è difficile dire che per la crescita attuale non abbia alcun merito.
Così come è evidente che – poiché dal 2011 al 2022 sono stati: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte (1 e 2) e infine Draghi, a guidare il governo passandosi il testimone è loro che Francia, Germania e Portogallo devono ringraziare se “negli ultimi decenni hanno corso di più”. Ancora, ha pure dimenticato che è proprio in quei “decenni” che sono sati accumulat 1.000 di quei 3.000 miliardi di euro che oggi appesantiscono il nostro debito pubblico. Senza aggiungere, poi, che fino al 2026, ci sarà da vedersela anche con il superbonnus di Conte. E non si è nemmeno accorto che nel primo semestre dell'anno l'operazione “fisco amico” ha prodotto ben 17,5 miliardi di entrate fiscali in più.
Senza dimenticare, poi, quelle prodotte della crescita occupazionale e dei rinnovi contrattuali. Capito, perchè i torinesi la definiscono la “bugiarda”. Ma c'è anche un'altra questione che, a mio avviso, merita una riflessione. Quella prevista dall'articolo 146 del nostro codice penale: il differimento obbligatorio dell'esecuzione penale per le donne in cinta e le madri con figli con meno di un anno, è una norma di assoluta civiltà e totale condivisibilità. Si pone 3 obiettivi: non lasciare impunito alcun reato, anche se commesso da una donna incinta; non relegare dietro le sbarre un bambino appena nato ed evitare che le colpe di padri e madri non ricadano sui figli. Purtroppo, però, spesso serve soltanto a mascherare – in nome dei diritti della donna e del bambino – proprio quel reato che la legge prevede vada perseguito e punito.
E questo a dispetto della bontà e della giustezza dei fini, la rende in pratica inaccettabile. Mi riferisco alla 31enne di origine croata, Ana Zahirovic che, in trent'anni di vita, ha messo insieme ben 148 reati (più di 7 all'anno, considerata l'età e il primo borseggio commesso nel 2004) e una pena complessiva da scontare di 30 anni, ma sempre evitata perché in cinta o per aver appena partorito (a maggio scorso il decimo parto). Tant'è che arrestata qualche giorno fa, è stata già liberata. Altro che ”furia punitiva”, come sostenuto dai dem per protesta contro l'arresto Ricorderete il film “Ieri, Oggi e Domani” del '63 a dimostrazione che la questione viene da molto lontano – con Loren (Adelina), una venditrice di sigarette di contrabbando, alla disperata ricerca di qualcuno che l'ingravidasse per evitare il carcere e, più che un figlio, le fornisse un complice inconsapevole e impossibilitato a rifiutarsi. È ora di smetterla con l'utilizzo strumentale dei figli in arrivo o appena arrivati come “strumento di impunità”.
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