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la riflessione
18 Agosto 2024 - 16:32
Dal 5 luglio scorso, da quando l’ammucchiata politica tra sinistra e terzo polo questi ancora in cerca di un tetto si è fatta immortalare in posa subito dopo aver depositato in Cassazione il quesito del referendum contro l’autonomia differenziata, la fotoricordo circola sui giornali e nei social come una pubblica promessa di un sì condiviso per il varo di un’alternativa al governo Meloni. Purtroppo ancora una volta, secondo tradizione, la sinistra invece di confrontarsi sui contenuti e valutare rigorosamente le compatibilità politiche, continua a puntare sulla propaganda per suggestionare l’elettorato, non a convincerlo, una propaganda da sempre la madre di tutte le sue sconfitte e delle numerose scissioni.
Come ai tempi della gioiosa macchina da guerra di Occhetto, sappiamo come ingloriosamente finita. È passato poco più di un mese da quella parata fotografica e oggi si può già dire che essa altro non era e non è che una patacca per una serie di ostacoli, di riserve e di distinguo tra “Parenti serpenti”. Mettere d’accordo quest’ammucchiata è un’impresa impossibile come quella di presumere di voler sbucciare un fico d’India a mani nude. Tutto ciò non ce lo siamo inventato noi, a farlo emergere e credere, o meglio a lanciare il sasso nella piccionaia, che va dalla Schlein alla Boschi, da Bonelli a Fratoianni, alla Salis non più “piangente”, è stata un’intervista resa al Corriere della Sera agl’inizi di agosto da Goffredo Bettini, l’ultimo santone della sinistra storica che vive da nababbo inverno al calduccio all’estero in un’azienda di famiglia e l’estate a Capalbio a mediare compromessi e spesso a bacchettareopportunamente un Pd ondivago.
Stavolta molto preso ad ammonire e a ricordare ai compagni che il “campo largo”, da lui coniato e auspicato anni addietro, non può essere “una somma di partiti, piuttosto un sentimento, un impeto epico e ideale, una visione dell’Italia, un programma di priorità in cui è essenziale l’anima liberale. Che esprime una tradizione di pensiero: il rispetto delle persone, la religione istituzionale, il garantismo, la libertà”. Valori da attendersi invano da questo Pd a trazione di una sinistra oltranzista con una segretaria, che non sa dialogare con le forze politiche tradizionali, intermedie, e non ha nemmeno cultura e sufficiente sensibilità per capirnel’importanza.
Ma, convinta di potersi annettere il Movimento 5 Stelle, e impegnata soltanto ad assecondarne le peggiori bizzarrie,come dimostra, una per tutte, la recente e vergognosa manifestazione forcaiola tenutasi contro Toti agli arresti domiciliari…sulla scia di quei film western, dove la folla mira a linciare quello in prigione , qualcosa di culturalmente , giuridicamente e democraticamente delirante per non dire altro. Un versante questo su cui c’è molto altro da aggiungere. Ora oltre alla inaffidabilità crescente del M5S, a destare sconcertoè lo stato confusionale di Conte, che ambisce a risollevarsi con una ennesima bislacca versione della democrazia diretta delle origini.
Un “teketeketé” che ritorna come scappatoia nella mente delcuratore fallimentare dei Cinquestelle , di cui ha snaturato l’originario spirito antagonista per una personale ossessiva brama di potere. Sentirlo dire oggi che “non basta più chiamare i cittadini a votare su un quesito predisposto dall’alto e che serve farlo partecipare anche nella fase della proposta e della discussione” significa ignorare, ancora una volta, di trovarsi in una repubblica parlamentare rappresentativa. Dove se si hanno serie proposte da far valere e volontà per saperne discutere, si può riuscire a ottenere enormi benefici per la collettività.
Ma non è finita, sentire ancora Conte definire il governo odierno disastroso, un governo che ha posto riparo alle sue fallimentari e irresponsabili esperienze di premier per caos, sotto gli occhi di tutti da dover ricorrere a un governo tecnico, dà la misura della credibilità di quest’ammucchiata. In cui l’anima liberale resta un miraggio concampioni appena detti che hanno ridotto la politica a chi la spara la più grossa. Destinata a diventare a la “Sai l’ultima” con l’ingaggio di Renzi.
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