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L’OPINIONE

Olimpiadi: trionfo rosa e sfide culturali

Olimpiadi di Parigi

La boxer Angela Carini

Argomento di conversazione, anche a livello mondiale, durante le Olimpiadi sono state e saranno chissà ancora per quanto, le atlete italiane. In questa torrida estate sotto l’ombrellone non si èpotuto fare a meno di parlare di loro sia quando inizialmente ci si è divisi tra giudizi negativi o amorevoli sull’abbandono in lacrime della nostra boxer Carini al 46esimo del match sia quando, la mattina del 12 agosto, un po’ dappertutto si lodavano i risultati conclusivi del medagliere italiano prevalentemente tinto di rosa. Ed, in verità, ancor prima dell’inizio delle gare non erano mancate battute, e conseguenti reazioni, circa il colore della pelle di alcune nostre atlete da parte di chi sembra non essere in linea con la realtà e i progressi culturali e sociali del proprio Paese. Parigi 2024 si preannunciava un’Olimpiade particolare non fosse altro per la novità della raggiunta parità numerica tra concorrenti uomini e donne voluta dal Cio. Ed era prevedibile che la massiccia presenza femminile si ripercuotesse su tutti gli aspetti legati, direttamente o indirettamente, alle gare e, naturalmente, anche sui risultati del medagliere.  E se l’oro è il metallo più prezioso ed ambito ci sono degli ori che valgono ancora di più degli altri  non fosse altro perché la loro conquista riveste significati non solo sportivi. Sono varie le sfaccettature che, a seconda della prospettiva di valutazione sembrano dilatare o accorciare la distanza da quel  1896 quando, alla  prima Olimpiade dell’era contemporanea, le donne non poterono partecipare. Quattro anni dopo, ai Giochi di Parigi del 1900, furono in gara due sole donne a fronte di 600 maschi.  Il numero è cresciuto fino all’attuale ritorno della fiaccola nella capitale francese con la parità numerica. Le nostre hanno dato il meglio di se stesse e sarebbe stato così anche per la Carini se non fosse stata troppo caricata di tensioni. E così la rappresentanza italiana femminile lascia Parigi a testa altissima  e proprio, nella città della Bastiglia, l’11 agosto è stato diffuso il più bel commento, quello di Julio Velasco in conferenza stampa: “Noi viviamo una rivoluzione silenziosa che è la rivoluzione delle donne: ed è anche uno dei problemi della violenza che vediamo ogni giorno sulle donne. Ne è il prodotto, gli uomini non sanno accettare questo cambiamento”. Velasco ha poi aggiunto: “Io spero e credo che dallo sport possano arrivare messaggi in questo senso positivi”. Ora non c’è che da unirsi a questa speranza.

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