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Il Generale Vannacci e il suo mondo al contrario

La politica resta oggettivamente una vera cattedrale del pensiero

Il Generale Vannacci e il suo mondo al contrario

L’intrepido alfiere del pensiero reazionario ha approfittato della pausa ferragostana per lanciare il suo grido di guerra. Mentre la politica si dibatte tra gli scioperi dei balneari e le dietrologie familiari, ecco riaffiorare a galla il Generale Vannacci pronto a lanciare in campo il suo partito. Sono passate poche settimane dalla sua elezione al Parlamento europeo, non c’è stato nemmeno il tempo di capire se la carica di vicepresidente del gruppo dei Patrioti di Orban sia stata riconfermata o meno ed ecco, rapida e puntuale l’ uscita che, almeno per ora, non ti aspetti.

Secondo le prime indiscrezioni il partito si chiamerà “ Europa sovrana “, il territorio nazionale verrà diviso nelle sei macroaree dei collegi elettorali del test continentale e basterà semplicemente aver letto e aderito al programma dello storico volume “ Il mondo al contrario “ per iscriversi e ritrovarsi nella nuova formazione politica. Un progetto assolutamente fideistico, un libro per condensare un assenso, come il Corano, come qualche straordinario testo biblico. Ovviamente, la Lega glissa e trasuda ottimismo.

Per il capogruppo Crippa è tutto concordato, mentre Salviniannuncia che il Generale al raduno di Pontida sicuramente ci sarà. Non dubitiamo, Vannacci sarà ovviamente presente, continuerà per un po' di tempo a tenere il piede in due staffe ma, prima o poi, staccherà la spina e prenderà la sua strada. Troppa voglia di protagonismo, troppo folklore, magari è convinto di sentirsi un nuovo De Gasperi. Ma Salvini, sinceramente, non ha colpe. Doveva costruire liste competitive in vista delle Europee per respingere l’ assalto di Forza Italia.

Vannacci faceva perfettamente al caso, avendo voti autonomi e strappando i consensi che servivano. Ma era prevedibile che il rapporto col Generale non fosse morbido e che le fibrillazioni non sarebbero mancate. La politica, del resto, è questo oscuro orizzonte. Chi ha un elettorato autonomo si sente subito un leader mentre colui che, privo di un qualsiasi pedigree, viene fuori dalla forza di un gruppo, di una corrente, di una componente crede di aver vinto il biglietto della lotteria. Molti casi di questi anni, soprattutto a livello regionale, si sono chiusi in maniera triste e ridicola. Perché la politica, al di là di quel che pensa qualcuno, resta oggettivamente una vera cattedrale del pensiero.

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