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LETTERA AI LETTORI

La divisione dei poteri non è “democratica”

In Italia i magistrati sono professionisti e non elettivi. C’è però una minoranza, troppo autorevole, che si definisce democratica come la parte politica con cui è schierata

La divisione dei poteri non è “democratica”

Cari amici lettori, un tempo era spesso citato il detto “c’è un giudice a Berlino”, impiegato per la prima volta da un tedesco che aveva vinto una causa contro il Kaiser. Ed era illuminante, poiché la giustizia era presa sul serio anche in un regime di monarchia assoluta, in un regime, cioè, che non pretendeva di essere una democrazia, una società nella quale, per costituzione, sovrano è il popolo.

Oggi tutti gli stati pretendono di essere democratici, finanche il Venezuela di Maduro, ad eccezione, ovviamente, di quelli in cui vige la Sharia. Tuttavia, oltre che in Iran o in Pakistan, numerosi sono i paesi in cui a nessun suddito verrebbe mai in mente che un giudice possa salvarlo da una persecuzione del potere. Oltre che il Venezuela, appare facile evocare ad esempio la Cina, la Corea del nord, l’Ucraina e la Russia.

Ma i paesi che siamo abituati a definire democratici nel senso originario della parola non stanno granché meglio. Forse la giustizia funzionava meglio ai tempi di Rousseau e di Montesquieu. Non voglio riferirmi ai casi estremi, come quello degli indigeni perseguitati in Canada o di quello, tutto italiano, di Zuncheddu, il pastore sardo detenuto per ventitré anni prima che se ne accertasse l’innocenza.

Non voglio neanche chiamare in causa la “normale” indolenza, per cui in Italia i processi civili passano spesso agli eredi e in materia penale la discussione e anche la trattazione di casi può riguardare fatti del passato millennio. Il fenomeno che certamente fa rivoltare nella tomba il povero Montesqueiu è tipico dell’Italia e degli Stati Uniti. In entrambi i paesi esiste un partito democratico che vuole prendere o mantenere il potere per mezzo della magistratura.

Negli U.S.A. il fenomeno è più spiegabile, perché la magistratura è elettiva e, quindi, i magistrati possono legittimamente appartenere a uno dei due maggiori partiti, anche se sarebbero tenuti, nell’esercizio della giurisdizione, a mantenersi al disopra delle parti. Ma, guarda caso, sono stati sempre i democratici ad approfittare della situazione, contro Trump al giorno d’oggi, ma anche in passato contro Reagan e contro Nixon. Io mi chiedo: com’è possibile che Trump sia stato condannato per un’antica relazione, mentre un presidente democratico ha potuto far sesso orale alla Casa Bianca e restare impunito?

Ma torniamo a casa nostra. Qui i magistrati sono professionisti e non elettivi. C’è però una minoranza, troppo autorevole, che si definisce democratica come la parte politica con cui è schierata. Se n’è parlato molte volte, da ultimo per il caso del presidente della Regione Liguria, costretto ad abbandonare la carica, Un caso scandalosissimo, che con ogni probabilità resterà impunito. Anche il processo ancora in corso contro Salvini non è meno scandaloso.

Questa e altre esperienze (possiamo dimenticare gli infiniti processi contro Berlusconi e il velivolo inviato dalla Procura milanese a spiare il “cavaliere” nella sua villa sarda?) mi inducono a ritenere verosimile la notizia lanciata da un noto giornalista e definita una fake new del presidente dell’Associazione Magistrati. Politici, giornalisti e magistrati democratici hanno studiato al microscopio tutta la vita di Giorgia Meloni per trovare il pretesto di un’aggressione, ma sono rimasti delusi. Avrebbero allora studiato il modo di coinvolgere la sorella Arianna, per un caso tuttora imprecisato di “abuso d’influenze”, un reato di recente introduzione che deve sostituire l’abolito "abuso d’ufficio”.

Come spiega la parola “abuso”, si tratta di atti che rientrano nei poteri dell’agente, ma vengono utilizzati per ottenere un indebito profitto. Una descrizione, come potete notare, piuttosto vaga, che come tale si presta a essere integrata dalle azioni più svariate. Il notissimo giornalista che ha propalato la notizia non ne ha rivelata la fonte, ma nelle ultime ore ha precisato che ci sono “indizi convergenti da fonte autorevole". Vedremo se i persecutori avranno il coraggio di continuare.

Spero di sì, perché in tal caso il governo toglierà i freni che impediscono a Nordio di introdurre la responsabilità dei magistrati, voluta da un referendum popolare ma sparita nelle nebbie della politica. Così potremmo tornare a Montesquieu e realizzare l’antico detto usato da Sciascia per intitolare un suo libro: “A ciascuno il suo”.

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