Tutte le novità
il punto
25 Agosto 2024 - 11:18
È da oltre un mese che i signori del campo largo e amici, festeggiano le 500mila firme raccolte per il referendum sull'autonomia differenziata. Ma è sufficiente questo e dare per certa la vitttoria del “sì”? Boh! Ma sull'argomento, mi sembra giusto sottoporvi qualche riflessione e qualche numero a dimostrazione che ad affondare il Sud ha già provveduto la falsa unità e sarà difficile fare peggio.
A questo punto se davvero vuole uscire dal “cul de sac”, piuttosto che dell'Autonomia differenziata del ministro Calderoli il Sud deve scrollarsi dell'assistenzialismo. Che l'ha reso vittima degli interessi più forti e consistenti dell'alt(r)aItalia, costituendosi (come proponevo in “Capitale Sud” Iuppiter edizioni maggio 2017) in Macroregione Autonoma dell'Italia del Sud, che oggi avrebbe a disposizione una fuoriserie operativa gia pronta: la Zona Economica Speciale Unica Mezzogiorno istituita dal governo Meloni, il 1° gennaio scorso e potrebbe sommare le proprie immense potenzialità archeostoriche che, grazie al ministro Sangiuliano, questo governo sta riscoprendo a quelle altrettanto notevoli della Zes, grazie alle quali le aziende già operative e quelle che arriveranno, potranno beneficiare di speciali condizioni, per gli investimenti e le attività di sviluppo, fornite dalla semplificazione amministrativa (Autorizzazione Unica).
Ma, innanzitutto, è il momento di smetterla di sparare sull'esecutivo Meloni per tutti i ritardi accumulati dall' ”Italia del tacco” negli anni di Prima e Seconda Repubblica. E anche prima. Considerati i guai di cui l'accusano sinistra e stampa mainstream dovrebbe essere a Palazzo Chigi, da, almeno, una trentina d'anni, mentre c'è da meno di due. E, per dimostrarlo, provo a dare la parola a qualche numero. Per cominciare, però una domanda, destinata a restare senza risposta: quale media passabilmente serio dopo aver scritto: “Trasporti, un ventennio di investimenti iniqui; il Nord vola, il Sud arretra”, anziché prendersela con chi di quegli “investimenti iniqui” si è reso protagonista, se la prenderebbe con l'esecutivo in carica da 700 giorni, perché “ha smantellato il gruppo che provvedeva all'analisi della spesa pubblica territoriale” che, per altro, non deve aver dato il massimo, se l'iniquità continua “per mettere la mordacchia ai dati”?
Probabilmente nessuno, ma “Il quotidiano del Sud” lo ha fatto. Per poi aggiungere, qualche giorno dopo che: “La scuola diventerà il simbolo più clamoroso del flop della “spacca-Italia”, ma rilevando che “già oggi i divari Nord-Sud sono profondissimi e che l'edilizia scolastica, di Trento e Bolzano ha il quadruplo delle risorse nazionali e Sicilia, Campania e Puglia il 40% in meno”. Sottolineando, poi che “i prodromi del divario erano già nel Piano Mashall” e rilevandone la contraddittoria strategia: “investire nelle aree più sviluppate e non in quelle disagiate”.
Non è un caso, quindi, se in Italia, dal 1950 mentre una legge speciale imponeva ad aziende a partecipazione statale, Ministeri ed Amministrazioni pubbliche di destinare al Sud il 40% degli investimenti ordinari, le risorse arrivate non hanno mai superato, lo 0,5% del Pil, contro il 35 del Nord. Di più, la legge di stabilità firmata da Renzi nel 2014, dei 5.859 milioni per il sistema ferroviario nazionale ne destinava 4.799 al Nord e solo 60 al Sud e 9,7 dei 10 milioni per il monitoraggio di Terra dei fuochi finirono a “vigilare” l'Expo 2015 a Milano. Ancora, nel suddividere i 5,6 miliardi per asili nido ed istruzione, ben 700 milioni annui furono dirottati dal Sud al Nord; e il cofinanziamento nazionale ai fondi Ue per il 2014/2020 ai Por di Campania, Calabria e Sicilia fu tagliato di 7,4miliardi.
Poi, con il Pon “Infrastrutture e Reti” 2014/2020 in previsione del raddoppio del Canale di Suez anziché potenziare il sistema ferroviario meridionale per adeguarne i porti alle nuove esigenze, Renzi & c., usarono le risorse per la “rete Alta Velocità”, al servizio soprattutto delle principali città del Centro-Nord, rafforzando la competitività della piattaforma logistico-portuale del Nord-Est e l’offerta aeroportuale con riferimento al Settentrione”. Per evitare che i porti meridionali, crescessero in competitività, mettendogli a disposizione un sistema ferroviario in grado di consentirgli d’inserirsi sulle tratte tirreniche e adriatiche, con immediatezza e risparmi di costi, preferirono, in segno di continuità, azzerarne ogni potenzialità. E non dimentichiamo che quando l'Iri di Prodi fece flop e fu costretta a dismettere le sue partecipazioni nelle aziende le prime a chiudere furono quelle insediatesi al Sud, grazie ai fondi dell'intervento straordinario. Come mai questo come le altre nefandezze commesse ai danni del Sud che non abbiamo citato per mancanza di spazio, nessuno lo ricorda mai?
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo