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l'opinione
27 Agosto 2024 - 10:00
Se la cosa potesse essere imputata al caldo atroce dei giorni scorsi, il problema sarebbe bell’e risolto: si sa che il caldo gioca a volte brutti scherzi e i tanto temuti colpi di calore producono effetti imprevedibili. Se dunque fosse stata colpa del caldo avremmo una spiegazione plausibile, ma temo che così non sia, perché,con metodo super collaudato e certosina costanza, ecco apparire sul quotidiano “La Repubblica” l’immancabile articoletto di Paolo Berizzi dedicato all’esplorazione di quel mondo arcano e misterioso della “fasciosfera” che tanto ammalia l’autore e credo, oramai, pochi altri.
L’obiettivo è sempre quello: cercare di insinuare l’ombra del dubbio sulla Destra e, in modo particolare, sul principale partito della coalizione di governo, attraverso piccoli fantasiosi collegamenti, riferimenti sfumati, accenni vaghi, pietruzze e freccette avvelenate lanciate nello stagno e date in pasto a un’opinione pubblica refrattaria all’argomento perchéinteressata a ben altre problematiche.
Inutile dilungarsi troppo, perché il copione, un po’ stantio e un po’ noiosetto, è sempre quello. Ne parliamo solo per liquidare rapidamente l’ultima uscita. Stavolta il collegamento con la subdola ”fasciosfera” è la locuzione “anche se tutti, noi no” associata alla parola evocativa “presente”: l’una e l’altra accompagnano un semplice ricordo fotografico della scomparsa di Alain Delon, personaggio anticonformista e controcorrente oltre che grande attore, pubblicato su Facebook da un’associazione politico culturale di Brindisi che si colloca a destra. Tutto qui.
Ma per l’autore dell’articolo in questione la parola “presente”, rivolta a ricordare chi non c’è più, è un motto fascista (cito testualmente) e la locuzione “anche se tutti noi no” sarebbe uno slogan ricorrente nel periodo fascista, oltre che titolo di una canzone di un notissimo gruppo musicale di destra e, quindi, cose allarmanti e di assoluta gravità. Bene. Diciamo allora che il gruppo musicale di destra è quella Compagnia dell’Anello che da quasi cinquant’anni produce musica di grande spessore culturale e civile, con raffinata professionalità e sensibilità poetica e artistica di prim’ordine ed esprime e diffonde valori tradizionalicondivisi da generazioni di giovani e meno giovani estimatori delle sue note e dei suoi testi.
Quanto alla censurabile parola “presente”, ricordiamo, una buona volta,che essa onora le persone scomparse che continuano a vivere e quindi a essere presenti nei cuori di chi resta, come è ampiamente testimoniato, per esempio, dalla sua ripetizione scolpita, con continuità, nel marmo dei gradoni di quel grandioso patrimonio della nostra Storia che è il monumentale Sacrario Militare di Redipuglia, il più grande d’Italia, dove riposano le spoglie di centomila caduti della Grande Guerra. E in ultimo, quelle altre parole -“anche se tutti noi no” che tanto indignano Berizzi, altro non sono che una delle forme espressive della frase latina “etiamsi omnes, ego non”, divenuta, nella storia dell’Europa, quasi un motto, breve e indicativo, per esprimere il dissenso individuale e di gruppo nei confronti di ogni forma di potere assoluto, totalitario, dispotico e ingiusto, quand’anche basato su forme di apparente consenso dei più.
Se ne ha traccia nei Vangeli, nel ricordo dell’operato del Maggiore Von Boeselager che prese parte alla famosa Operazione Valchiria (il fallito piano antinazista di alcuni settori dell’esercito tedesco) e in quello dei ragazzi della Rosa Bianca, è l’iscrizione apposta sulla tomba di tante personalità del passato e ha, davvero, una valenza universale di libertà dai condizionamenti . E mi fermo qui, perché penso che non ci sia davvero granché da aggiungere in termini di evidente buon senso. Passiamo ad altro.
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