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L'opinione

Turismo in Campania: flebili luci e lunghe ombre

È tempo di bilanci per il turismo estivo

Turismo in Campania: flebili luci e lunghe ombre

Turisti a Napoli

È tempo di bilanci per il turismo estivo a Napoli e nel resto della Campania. Partendo dal capoluogo, se da un lato le prime stime indicano che ad agosto la città è stata visitata da circa un milione e 280mila persone (con un aumento di presenze rispetto allo stesso periodo del 2023), dall’altro bisogna fare i conti con il campanello d’allarme risuonato in occasione dei dati diffusi da Federalberghi.

I primi segnali della contrazione erano emersi già a luglio, ma hanno trovato conferma proprio nel ferragosto: solo il 70% delle camere occupate, e cioè il 10% in meno rispetto allo scorso anno. È chiaro che bisogna agire, in maniera efficace, sul fronte del contrasto alla gentrificazione che continua a interessare soprattutto le zone centrali di Napoli e che ha favorito nel corso degli anni la nascita di attività ricettive abusive che danneggiano le imprese regolari e, in generale, l’intera filiera dell’accoglienza turistica.

Però, questo calo ha ragioni assai più profonde e deve essere affrontato con una riflessione anche sulla qualità del flusso turistico che bisogna intercettare se si vuole che finalmente la città torni ad occupare il ruolo che storicamente le compete tra le capitali europee e mondiali. Perché, come ho ribadito più volte, per dare la cifra reale del turismo non bastano i numeri record, le strade e i locali pieni di visitatori italiani e stranieri, gli arrivi in aumento costante agli scali marittimi ed aerei napoletani. Insomma, è profondamente sbagliato - pure dal punto di vista strettamente gestionale - utilizzare la “folla” come indice di crescita del flusso, quasi fosse un valore assoluto.

Ed è questo che, purtroppo, sta ancora avvenendo qui da noi, mentre continua a perdersi di vista l’obiettivo principe: vanno invece costruite le condizioni perché i turisti allunghino il loro periodo di permanenza e soprattutto trovino le ragioni per ritornare. Ecco perché bisogna garantire adeguati servizi di accoglienza, agire con una progettualità e avviare cicli di programmazione di eventi, iniziative e attività non solo sporadiche e contingenti ma soprattutto calibrate nel medio e lungo periodo.

È evidente che buona parte di queste attività spettano all’Amministrazione comunale. Purtroppo, nonostante qualche piccolo passo compiuto in questa direzione da Palazzo San Giacomo, è chiaro che la strada da percorrere ancora è davvero assai lunga e sono ancora troppi i buchi da riempire. Ad oggi, sul turismo, l’Amministrazione vive semplicemente della luce riflessa dell’iniziativa privata, frutto dell’impegno lodevole degli addetti ai lavori: albergatori, ristoratori, gestori di lidi e infrastrutture ricettive.

E in generale dell’inventiva del popolo napoletano che ha saputo dar vita ad attività artigianali, creative e innovative davvero originali. Analogamente non è accettabile che l’attrattiva del Nostro Posto sia garantita essenzialmente dall’immenso patrimonio paesaggistico, storico e culturale partenopeo. Napoli, dunque, deve essere messa in grado di compiere il decisivo cambio di passo necessario a proiettarla in maniera duratura e definitiva nel circuito turistico che conta. Ma siamo ben lontani se, per partire dalle banalità, sono pochi o totalmente mancanti persino i bagni pubblici, anche nelle zone maggiormente visitate dai turisti.

Anche in questo caso, emerge una dicotomia importante fra l’iniziativa del Municipio e quella privata. Al riguardo voglio ricordare che al centro storico, lo scorso anno, ad offrire il servizio - che dà la cifra della civiltà di un Paese - ci aveva pensato un giovane imprenditore, ben consapevole che in molti posti della città i bagni pubblici sono un miraggio. Per non parlare delle condizioni di incuria in cui spesso in questi giorni, a causa della presenza di rifiuti non raccolti, si trova quel lungomare che resta tra le principali mete ed attrattive per chi viene a Napoli.

Ancora più pesante la situazione dei servizi pubblici, a partire dai collegamenti in tilt dallo scalo di Capodichino al resto della città, con visitatori e cittadini di ritorno dalle vacanze costretti ad estenuanti attese per un taxi o un mezzo pubblico. A questo si aggiunga che il turista, il più delle volte, mentre si muove per le strade del centro - dove si concentra gran parte dei monumenti e luoghi simbolo del capoluogo - non può non sentirsi abbandonato a sé stesso.

Gli sparuti info-point sono difficili se non impossibili da trovare, come sono del tutto mancanti i percorsi “dedicati”, col risultato che le foltissime colonne di visitatori, al di là dell’indisciplina di alcuni soggetti, in molti casi finiscono per trasformarsi in un intralcio al traffico pedonale. E ciò è un altro evidente sintomo di una Amministrazione che non riesce a gestire persino i flussi pedonali, nonostante le entrate della tassa di soggiorno che dovrebbero servire proprio a migliorare la ricettività turistica. Una situazione, questa, che conduce ad un’altra, paradossale, conseguenza: il visitatore, da risorsa, finisce per essere vissuto come un “nemico” da chi a Napoli ci vive e si muove per lavoro in una situazione di sovraffollamento caotico.

Dunque, anche quest’anno la stagione estiva si contraddistingue per poche luci e tante, lunghe, ombre. La situazione peggiora, di molto, estendendo lo sguardo a livello regionale, dove è solo grazie al Governo centrale se si è giunti alla promozione e alla valorizzazione di siti drammaticamente ignorati da chi guida Palazzo Santa Lucia, persino a dispetto del suo volenteroso assessore al ramo. Vincenzo De Luca, infatti, nemmeno quest’anno ha consentito il varo di un piano regionale per il turismo, ritenendo piuttosto di “sponsorizzare” qualche sagra di paese e continuando sulla linea di “tanto la Campania è bella e i turisti ci vengono comunque”.

Solo che, poi, i turisti sono costretti a fare i conti, ad esempio, con il dramma dei trasporti regionali gestiti da Eav: anche questo agosto non è mancata la scena del treno della Circum fermo per avaria, coi passeggeri, tra i quali tanti visitatori stranieri, costretti a marciare in fila e a piedi sui binari! Con queste premesse è evidente che qui da noi c’è il rischio di perdere altri colpi, a partire dall’imminente periodo autunnale. Un altro delitto per la nostra economia, per l’immagine della nostra terra agli occhi del mondo, per un comparto che va adeguatamente sostenuto.

Ecco perché è tempo di una stagione amministrativamente diversa. Una stagione nella quale una programmazione puntuale nasca attraverso un’azione sinergica con gli operatori del comparto, destinata a dar vita alla realizzazione di un “sistema turismo” in cui chi sbaglia viene punito, chi opera bene e ha visione ed idee per la crescita viene accompagnato e sostenuto, mentre la pubblica amministrazione si concentra sulle regole e la progettazione.

E bisogna farlo uscendo, però, dalla torre eburnea del pressappochismo e della improvvisazione per lavorare alla realizzazione di un turismo di qualità. Chi amministra i nostri territori ha il dovere di essere al passo con il trend di crescita che attraversa l’intero Paese, in ogni settore, grazie al lavoro e all’impegno dell’Esecutivo centrale. Altrimenti si faccia da parte, perché il tempo dell’immobilismo e dell’indifferenza complice è finito.

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