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L'opinione
07 Settembre 2024 - 09:32
La Banca Centrale Europea
Non ci sono più giustificazioni. Dopo gli ultimi dati dell’inflazione, con il calo dei prezzi al 2,2% nell’area euro, la Bce non può più tergiversare: il 12 settembre prossimo, giorno in cui si riunirà il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, sarà un obbligo abbassare i tassi d’interesse per ridare slancio a un’economia in netto rallentamento. Tra le cause di questa frenata c’è proprio l’ostinazione a tenere il costo del denaro così alto e per così tanto tempo. Non solo.
A questo punto un mini-taglio di appena lo 0,25%, come fatto a giugno scorso, non può più bastare. È necessario un intervento più incisivo, che segnali un cambio di rotta chiaro e netto della politica monetaria. Almeno di quella, visto che dalla politica fiscale difficilmente potrà arrivare una seria spinta agli investimenti e alla crescita.
Se la prossima legge di Bilancio sarà - come sembra - di 25 miliardi e 15-16 serviranno solo per confermare nel 2025 i provvedimenti già in vigore, allora vorrà dire che l’impulso reale sarà di 9-10 miliardi. Difficile che con questa cifra si possa mettere benzina decisiva nel motore dell’economia. Bisogna guardare le grandezze in campo: cosa sono 9-10 miliardi rispetto ai 1.200 di spesa pubblica, ai 1.100 di entrate e ai 2mila miliardi di Pil?
La speranza è che gran parte dell’aumento delle entrate nei primi 7 mesi dell’anno - 19,2 miliardi in più rispetto al 2023 - venga riversato dall’Esecutivo per sostenere i produttori in maniera più decisa. Il problema principale, infatti, sono gli investimenti privati che rimangono deboli.
Ridurre le tasse sul lavoro è cosa buona e giusta; ma se il lavoratore costerà qualcosa in meno quest’anno e forse il prossimo, non per questo le aziende prenderanno decisioni che comportano una spesa che si ripete anche per gli anni successivi. In questo contesto, il vero aiuto che può arrivare a Palazzo Chigi è quello della Bce. È evidente che un taglio dei tassi darebbe respiro a famiglie e aziende, soprattutto allentando la morsa del credito: in due anni gli interessi applicati sui prestiti alle imprese sono quadruplicati, mentre solo nell’ultimo anno i finanziamenti a imprese e famiglie sono crollati di 40 miliardi. Meno prestiti vuol dire meno investimenti, meno consumi e meno produzione.
Ancora nella riunione tenuta a luglio scorso, la presidente della Bce Christine Lagarde aveva definito la decisione di settembre «totalmente aperta». Ma ora, dopo la conferma che l’inflazione è ormai a un soffio dal target del 2% fissato dalla Bce, si spera che la questione sia invece chiusa, nel senso che il via libera alla riduzione del costo del denaro sia una questione meramente formale. Siamo già in forte ritardo. Semmai sarà necessario prendere impegni precisi e dare indicazioni nette al mercato e agli operatori economici sul percorso futuro.
Dopo settembre, infatti, bisognerà continuare in un cammino di allentamento graduale, ma costante e deciso, della politica monetaria. Al prossimo meeting sarà fondamentale che la Bce indichi con determinazione il cambio di paradigma. Lagarde faccia almeno come il suo collega presidente della Banca centrale statunitense, che ha dichiarato che i rischi di recessione sono maggiori di quelli d’inflazione, annunciando così che la Fed inizierà la discesa dei tassi.
I banchieri centrali devono smettere di nascondersi dietro la necessità d’inseguire i dati economici, quando sanno benissimo che hanno il potere d’influenzarli. D’altra parte, mentre le imprese fanno i conti con meno prestiti e sempre più cari - soprattutto al Sud - si preannuncia una pioggia di miliardi quest’anno per i soci delle principali banche: almeno 50, più del doppio rispetto a tre anni fa. Un dato che dimostra ancora di più quanto forte sia stata la spinta del rialzo dei tassi in Europa. Una politica meno restrittiva della Bce, unita a una Manovra che confermi e allarghi, per quanto possibile, il taglio delle tasse su lavoro, Irpef e ceto medio, aumenterebbe la fiducia verso l’Italia. E la difesa della fiducia è decisiva.
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