Tutte le novità
L'opinione
09 Settembre 2024 - 11:37
Gli occhiali con telecamera di Boccia usati in Parlamento
Sarebbe assai semplice sdottorare sulla vicenda pubblica e privata dell’ex ministro della cultura Sangiuliano, che di questo quotidiano è stato Direttore. Semplice, ma forse ora più che altro maramaldesco, pruriginoso, probabilmente d’animo volgare.
Lo spazio pubblico è stato da lui a malincuore abbandonato, dunque il giudizio politico se la cosa dovesse nel tempo, ed in ragione di eventuali ulteriori sviluppi, mantenere un interesse generale e non soltanto umano, può sicuramente attendere. A me altro aspetto ha molto lasciato da pensare. E non mi riferisco affatto al pescecanismo giornalistico che, senza alcuno scopo edificante, s’è lanciato sulla vicenda, ammantandosi dell’usbergo d’interesse generale della notizia.
In un Paese improntato al più accentuato familismo amorale, molto proficue sarebbero le indagini pubbliche da condurre, e con ben differente compiutezza, se si volesse educare a valori di socialità: e dovrebbero essere campagne sistematiche, etiche, di seria socialità e di spessore istituzionale. Anzitutto, si dovrebbe partire dallo spazio che viene riservato alla pubblica istruzione, dalla disastrata scuola alle università telematiche, lungo tutto il percorso che – in una società avveduta – si dovrebbe destinare alla costruzione del cittadino.
Ovviamente, parlo di cose che nemmeno si sospettano. Fa nulla: meglio, fa molto ma tant’è, sicché la fortuna di questa odierna vicenda è tutta a base pruriginosa; dunque, la meno adatta perché possa servire a qualcosa che contribuisca ad edificare un miglior futuro. Ma preferisco tornare a quel che più m’è sembrato grave.
Si raccontava un tempo che il tratto distintivo della borghesia – di quella borghesia che in Italia, a partire dalla metà del secolo XIX e giù di lì sino al miracolo economico ha edificato l’economia del Paese – fosse il senso di responsabilità ed un certo tratto d’austerità: insomma, l’aver ereditato il compito di élite dall’aristocrazia sostituendo, nella gerarchia dei valori che quest’ultima aveva costruito nel corso della prima età moderna, il principio del merito a quello del sangue.
Anteponendo il valore del creare in modo virtuoso – perseguendo sì il proprio interesse, ma all’unisono con quello dello sviluppo complessivo della società – al principio ereditario in grazia del quale lo spazio che si occupa nella società ed i vantaggi che in essa si godono dipendono da principi ascrittivi, cioè dal fatto d’essere nato in un certo ceto, indipendentemente dal valore che si è in grado d’esprimere. In altri termini, in una società ispirata ai veri valori della borghesia, il principio di responsabilità per il collettivo dovrebbe tenere il posto dell’ottusa difesa dei privilegi ereditati.
Tutto questo cosa c’entra con la tragica vicenda di queste settimane? Semplice. Sono rimasto letteralmente basito dall’apprendere che una tra le più importanti realtà economiche del Paese – niente di meno che Luxottica – un nostro lustro a livello globale, ha creato un aggeggio – certi occhiali che circolano sotto il marchio Ray-Ban – che avrebbe fatto la sua svergognata figura in un film di 007, anni ‘60. Una montatura che incorpora una microtelecamera, capace di filmare tutto ciò che le si para dinanzi, senza darlo a vedere.
Anzi – sia ben chiaro per comprendere a qual livello d’ipocrisia siamo riusciti a scadere – quando le riprese s’avviano per ordine del volto sul quale l’indiscreto dispositivo s’adagia, si attiva un microled, che dovrebbe segnalare al contesto che lo spettacolo sta andando in onda. Ovviamente, il contesto dovrebbe essere particolarmente avveduto per intuire di non stare tra normali persone ma tra aspiranti detective o tra intriganti che costruiscono i presupposti per un ricatto o, ancora, tra cultori del voyerismo.
E sempre che questo discreto semaforino attivo al vertice della montatura non sia stato callidamente neutralizzato: non dovrebbe essere poi così difficile occultare quella spia, una spia dello spione, che di norma non vuol farsi scoprire per tale: aguzzando l’ingegno, vuoi mai balzi l’idea d’usare un pennarello di color nero che ne vanifichi le già in origine assai modeste capacità di richiamo?
Il tutto, auspice una giurisprudenza della Suprema Corte che – occhiuta anch’essa – ritiene del tutto lecito che il partecipante ad una conversazione ne documenti all’insaputa degli altri convenuti meticolosamente lo svolgimento, mostrando in tal modo particolare premura per il lavoro degli storici che verranno.
Lasciando a ciascuno di noi il giudizio circa la qualità delle persone che fanno acquisto ed uso di simili dispositivi senza renderne avvertita la comitiva che ad essi s’accompagni, la questione che viene in evidenza in simili situazioni a me pare altra. È lecito che un’azienda d’elevatissimo standing quale Luxottica è si cimenti nella realizzazione e diffusione di simili strumenti per l’intromissione nelle altrui vite e successiva diffusione in pubblica piazza? Esistono o no dei limiti di morale responsabilità per cui certe cose andrebbero evitate alla fonte, perché sono evidentemente permeabili ai meno nobili impieghi?
Facile rispondere che l’ideatore s’è premurato di progettare anche quel led che mette sull’avviso. Il problema è che è sin troppo facile immaginare che quel led si possa disattivare con un gioco da ragazzi e che chi ha la responsabilità – borghese – d’una grande azienda, forse dovrebbe riflettere prima di mettere in giro qualcosa la cui necessità può avvertirla – secondo comune esperienza – soprattutto qualcuno che voglia farsi gli affari altrui, spesso per malanimo.
Ovviamente, il mio, un discorso risibile, se si pensa che l’uomo, in nome della scienza e della ricerca e del guadagno illimitato, ha punteggiato il mondo di testate termonucleari, con gli effetti che si vedono. Eppure, continuo a coltivare l’illusione che qualche deviazione, chi dovrebbe avere senso di responsabilità potrebbe pure impegnarsi a non favorirla.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo