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La sfida degli anni ‘60 e le “Ragioni narrative“

Si assiste, ormai costantemente, nel nostro Paese ad una rivisitazione globale degli anni ‘60

La sfida degli anni ‘60 e le “Ragioni narrative“

Si assiste, ormai costantemente, nel nostro Paese ad una rivisitazione globale degli anni ‘60. Il miracolo economico, quel passato agricolo lasciato prepotentemente alle spalle, l’industria che ampliava, improvvisamente, i nostri orizzonti, fino alla televisione, al magico schermo che irrompeva nelle nostre case e nei nostri sogni. Temi sui quali ci si interroga ancora oggi in uno scenario fatto di inedite e rapinose suggestioni. Napoli, in quel periodo, è stata città di sperimentazioni culturali profonde. C’era nel Paese e in Europa un dibattito aperto sul significato e sul valore storico del Neorealismo. Al centro di questa riflessione l’ eterno difficile rapporto tra scrittore e lettore. Provò a metterlo a fuoco una nuova rivista bimestrale partenopea, scivolata, oggi, un po' nell’ombra: “Le Ragioni Narrative“. Nasce nel 1960 e la dirige Michele Prisco, in stretta sintonia con Luigi Compagnone, Mario Pomilio, Domenico Rea, Luigi Incoronato e Gianfranco Venè. Una sperimentazione semplice ma straordinaria. Dentro c’è la critica letteraria del Novecento italiano e straniero, la promozione di nuovi scrittori meridionali, il tentativo di rispondere alla crisi di valori di quel tempo. Escono solo 8 numeri (praticamente introvabili gli ultimi due) e la rivista chiude i battenti l’anno dopo. La stampa lo stabilimento grafico Pironti, in via Mezzocannone, nel cuore della Napoli antica. Firme prestigiosissime collaborano a quelle pagine : Leonardo Sciascia, Francesco Flora, Corrado Alvaro ma è la struttura redazionale a mostrarsi all’altezza della sfida culturale, affrancandosi costantemente da ogni chiusura ideologica. Una rivista sapiente e raffinata che si interroga anche sui valori veri della vita, sul ritorno all’ uomo come unico ancoraggio e risposta alla crisi incombente. Temi di straordinario profilo. Servirebbe lo spazio che qui non c’è. Rimandiamo, quindi, ogni approfondimento ai prestigiosi scritti di Emma Giammattei e di Francesco D’Episcopo, eccellenti spazi di riflessione su questa ennesimasperimentazione letteraria con solide radici napoletane. G

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