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Il contrasto Tajani - Salvini può sconvolgere la politica

Che i due non si amassero neppure un po’ era da tempo largamente noto

Il contrasto Tajani - Salvini può sconvolgere la politica

Matteo Salvini e Antonio Tajani

Che i due non si amassero neppure un po’ era da tempo largamente noto ma ora tra Matteo Salvini e Antonio Tajani la guerra è aperta e dichiarata. Si può dire che non vi sia argomento, dallo ius scholae alla legge sulle autonomie sul quale le posizioni del leader di Forza Italia e della Lega non divergano.

La domanda – avrebbe detto Antonio Lubrano – sorge spontanea: possono coesistere nella stessa coalizione due elementi che la pensano così diversamente e, negli ultimi tempi, hanno fortemente accentuato i loro contrasti? La risposta non ammette equivoci, ma ora a porre il quesito è soprattutto Giorgia Meloni che giustamente teme per il suo governo e per la tenuta della sua maggioranza e finora si è impegnata con enorme fatica, e non sempre con successo, a mediare tra le divergenze tra i due litiganti.

D’altra parte è innegabile che fin quando Tajani e Salvini saranno protagonisti di un così acceso contrasto, il governo rischierà di essere bloccato e non potrà assumere quelle iniziative che la Meloni ha a cuore e con le quali vorrebbe qualificare l’esecutivo da lei guidato e dar corpo ad una serie di riforme (come il premierato).

L’anomalia della situazione italiana è tutta qui. In un altro paese, se la maggioranza non è in grado di governare, subentra, al suo posto, l’opposizione. Ma in Italia questo non è possibile per varie ragioni. In primo luogo, a meno di un non prevedibile “colpo di mano” di Mattarella che non sembra abbia alcuna intenzione di creare problemi che possano mettere in discussione la sua permanenza al Quirinale, per dar vita ad un nuovo governo sarebbero indispensabili nuove elezioni.

E nessun partito sembra al momento interessato ad affrontarle. Soprattutto il Pd che, come principale forza politica di opposizione dovrebbe farsene sostenitore, non è assolutamente in grado di andare alle urne non avendo ancora risolto, oltre tutto, il problema dei suoi rapporti con i cinquestelle che, a loro volta, sono nel caos, divisi tra grilliani e contiani.

In verità un uomo ci sarebbe in grado di riportare al meglio lo stato delle cose. Ma si tratta di Mario Draghi del quale da qualche tempo non si parla più. Ed è questo un argomento sul quale sarà opportuno tornare poiché tra le molte incongruenze della politica italiana l’accantonamento di Draghi (di un livello decisamente superiore a tutti gli altri) non è certamente tra le ultime. Come si vede la situazione non è chiara e, in queste condizioni è indispensabile navigare a vista, cercando cioè, di far ricorso al buonsenso ed evitando posizioni troppo rigide da una parte e dall’altra.

Anche questo, peraltro, è un esercizio non facile. Intanto l’Europa ci sembra del tutto assurda la voce fatta circolare nei giorni scorsi secondo la quale il nostro paese avrebbe in animo di uscire dall’Unione europea. Sarebbe un suicidio e la Meloni non sembra proprio avere intenzione di suicidarsi. 

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