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l'intervento
15 Settembre 2024 - 10:04
Nonostante spopolamenti, desertificazione, un lungo inesorabile declino, conseguente alle tre storiche emigrazioni dalla fine dell’800 agli anni ’70 e anche dopo l’estate, appena trascorsa ci consegna testimonianze e prove incoraggianti di vitalità dei nostri borghi. Dietro sagre, eventi di varia natura, culturale, enogastronomica, spettacolare, le stesse puntuali celebrazioni delle feste patronali, c’è la “forza della tradizione”, di consuetudini, di civiltà, che si trasmette da epoche immemorabili. Grazie all’esempio, al racconto degli anziani, all’attivismo di associazioni promozionali, all’amore, si tiene molto a sottolinearlo e a doverlo riferire come uno statuto morale, di tanti: di “chi ci vive, sceglie di viverci, vi torna, resiste, li ama e li difende da liturgie logore, da una “paesologia” lamentosa della inconcludenza rispetto alle necessità dei luoghi”.
Anche se c’è molto da fare, si va sempre più consolidando il convincimento che è possibile la ripresa, numerosi e significativi i segnali, tocca alle istituzioni locali non tanto comunali, alle prese con mille problemi ma soprattutto regionali saper cogliere il messaggio di una vitalità diffusa, incentivando le vocazioni dei territori. A cominciare da quelle che furono le certezze del passato, come agricoltura e artigianato, che potranno essere anche le certezze del futuro con processi di sviluppo innovativi. Questa sinergia fu decisiva e preziosa quando i campi coltivati producevano ricchezza: la ricchezza alimentava l’artigianato e i paesi vivevamo decorosamente.
Un circuito poi vanificato da una serie di esodi incontrollati al nord e nelle borgate e periferie delle grandi città. Oggi si può ripartire dal passato, sembra un paradosso dirlo ma non lo è, perché ciò già avviene lungo le direttrici interne, cui ci riferiamo, che vanno dal Cilento all’Irpinia, alla media e Alta valle del Calore, al Sannio, dove la vitivinicoltura è ripartita da tempo e alla grande con produzioni eccellenti e riconversioni coraggiose. Anche l’artigianato può farlo come “imprenditore del futuro”, un discorso che richiede però nuovi percorsi scolastici per coinvolgere i giovani in sfide imposte dai tempi. “Se il mito del posto fisso non è più incrollabile è stato detto subentra la flessibilità”, giusto, nell’ottica delle nuove professioni è importante un apprendimento continuo per nuove competenze e formazione per acquisirle.
Le condizioni per farlo ci sono e sono tante per la maggioranza dei borghi, non più isolati e sempre più dotati di strade, in molti casi a scorrimento veloce, e serviti addirittura da tecnologia avanzata, dalla banda larga, che ha eliminato “gap” storici. Ora servono buona volontà determinazione e più di qualche doveroso esame di coscienza nel delicato ambito del processo formativo, indispensabile. In un periodo, in cui il tema dell’autonomia differenziata si fa sempre più rovente sui rischi in agguato di poter creare discriminazioniterritoriali, ci viene in mente la sorte toccata molti anni fa in Campania alla “formazione”. Che, ai tempi del varo delle regioni e delle deleghe da decentrare fu attribuita alle Province, ma nei fatti la nostra Regione la tenne per sé senza mai trasferirla,essendo molto gratificante nella raccolta di consensi.
Recentemente l’Europa con un annuncio sorprendente, ancora più sorprendente per il tiepido ascolto ricevuto, ha detto: “I paesi hanno il diritto di esistere”. Questo editto dovrebbe campeggiare all’ingresso di ogni borgo per una maggiore e diffusa sensibilizzazione su il loro rilancio con progettualità lungimiranti. In ragione di quanto appena sottolineato, speriamo che il “diritto di esistere” trovi rigorosa concretezza nei progetti del Pnrr. Che pone in gran rilievo l’obbligo di puntare tutto nel rendere più attrattivi i borghi. Per concludere ci piace citare una recente riflessione del cantautore Vasco Brondi, il quale ha detto: “Immersi in una realtà che cambia a una velocità per la quale non siamo fatti, dipende da noi di evitare di essere risucchiati da una corsa frenetica”.
E citando oltre Calvino ha aggiunto: “Adesso più che mai è importante cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Si varano nel nostro Paese le celebrazioni più varie, è tempo di ricordare con una festa del ringraziamento, la “civiltà dei borghi”, che contiene tanti valori, risale ai popoli Italici, creativi e gelosi della loro autonomia da ribellarsi e combattere Roma per difendere l’italianità, a ricordarlo è Benedetto Croce nella sua monumentale “Storia del Regno di Napoli”.
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