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L'opinione

L’immigrazione illegale e i rischi dell’Occidente

Berlino chiude gli usci di casa verso tutti e nove i Paesi confinanti

L’immigrazione illegale e i rischi dell’Occidente

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz

Pochi giorni fa la Svezia, con gli incentivi del governo conservatore agli immigrati perché se ne tornino ai Paesi loro. Tre giorni fa la Francia, con il premier incaricato Michel Barnier, che promette di abbassare le saracinesche ai confini dove premono altre masse di arabi e africani.

L’altro ieri la di riconoscimento a pagamento per chi arriva e persino faccia solo scalo per cambiare aereo. Ieri l’annuncio dell’Olanda che provvederà “il più rapidamente possibile a dichiarare la crisi dell’asilo”. E oggi tocca alla Germania, che però stringe i tempi: il governo di sinistra tedesco chiude le frontiere dinanzi all’immigrazione clandestina: basta e avanza quella legale.

Lo aveva anticipato formalmente nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Nancy Faeser: “La Germania riprenderà i controlli ai confini terrestri con Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Austria, Repubblica ceca e Polonia”. Al momento la previsione è per sei mesi. Ma poi si vedrà.

Berlino chiude gli usci di casa verso tutti e nove i Paesi confinanti. Troppi immigrati, molti i potenziali terroristi come hanno testimoniato finora attentati e stragi, molti i delinquenti come dimostrano i numeri di arrestati e ricercati, molti culturalmente restii o incapaci o convintamente contrari all’integrazione nelle società laiche occidentali, molti inutili a un’economia sofferente e quindi un peso vieppiù insopportabile per i contribuenti.

Non solo, domenica prossima si voterà in Brandeburgo e i sondaggi prevedono un’altra batosta per i partiti di sinistra, dopo quelle nelle elezioni europee e nell’ex Germania est. Di fronte all’avanzata della destra di Alternativa per la Germania e deIla nuova sinistra BSW, l’Alleanza Sahra Wagenknecht (dal nome della leader), il cancelliere Olaf Scholz, a capo di un partito socialdemocratico in drastico calo di consensi, non ha avuto insuperabili difficoltà nel convincere gli alleati: i Verdi ultimamente dimezzati nelle urne e i liberali pressoché in via di sparizione dalla scena politica. Basterà questa decisione a frenare l’emorragia dei consensi?

All’opposizione i moderati di centro, Cdu e Csu, hanno ritirato il voto a favore ritenendo le misure “insufficienti”. E la destra, che n’era già convinta, ha mantenuto il no. È una pausa o il tramonto di una lunga stagione? In estrema sintesi. Nasce la cittadinanza dell'Unione col Trattato di Maastricht nel 1992. Accordo di Schengen su un programma di libera circolazione sottoscritto a metà giugno del 1985 da Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.

Intesa perfezionata cinque anni dopo nella omonima Convenzione e varata dopo altri cinque anni. Siamo nel 1995. Ancora quattro anni e “l’acquis di Schengen” veniva recepito dall’Ue. Il Trattato di Lisbona sanciva poi il diritto alla libera circolazione nell’Unione europea di persone, beni, capitali e servizi.Libertà ampliata via-via, anche a Paesi cui ancora non è stata concessa l’adesione alla Comunità.

Ma l’invasione di troppi immigrati illegali e indesiderati, dopo le porte non più aperte ma spalancate di Angela Merkel, segnatamente provenienti da Paesi islamici, è divenuta progressivamente non più tollerabile per un numero crescente di tedeschi. Sentimento ormai comune in Europa.

Si pensi alla Svezia buonista e permissiva dei governi socialdemocratici: ha conquistato addirittura la palma europea della criminalità collegata col traffico di droga. Eredità per l’attuale governo conservatore. Ora si bussa alla porta di Stati interessatamente accoglienti, dopo il Rwanda il Kenya. E poi ancora altri in calendario, candidati a smaltire dietro compenso il sovraccarico di ospiti indesiderati che moltiplica il business dei trafficanti d’esseri umani.

Traffico verso l’Occidente invidiato ma anche odiato da chi vi giunge volendo restarvi estraneo. Il contrasto all’”invasione” nel Vecchio Continente era avviato da tempo ma con risultati dove scarsi e dove insufficienti. La decisione del governo tedesco è deflagrata come una bomba nelle cancellerie dei Paesi dell’Unione – e non solo – a cominciare da Varsavia, che teme di non poter più riversare sul vicino i propri‘ospiti’.

Berlino ha convocato per domani una riunione dei ministri dell’Interno: attorno al tavolo assieme al tedesco siederanno quelli di Francia, Italia, Gran Bretagna, Polonia, Bulgaria, Austria, Slovenia, Croazia, Grecia, Paesi balcanici, Bulgaria. All’ordine del giorno: “immigrazione irregolare, tratta di esseri umani, contrabbando e criminalità organizzata”.

Tutti vogliono sbarrare le frontiere però nel periodo che la soluzione comune sia trovata e approvata tutti vogliono continuare a sbarazzarsi degli immigrati irregolari spingendoli verso i Paesi confinanti. Quadreranno il cerchio? Prima o poi sì.

Non si dice apertamente, ma sottovoce serpeggerà la preoccupazione per lo snaturamento culturale e sociale dell’Europa finora sottovalutato e che tuttavia emerge dalla lentezza nella formazione di società multinazionali e multietniche nelle quali le diverse e differenti ‘origini’ – cultura, costumi, tradizioni nazionali - avrebbero dovuto coesistere cambiando fino ad amalgamarsi e confluire nella corrente assimilatrice delle società democratiche occidentali.

Il lassismo delle istituzioni, segnatamente in alcuni Paesi europei, ha permesso che l’ancestrale educazione familiare prevalesse sull’integrazione e che il fanatismo islamico (supportato finanziariamente non solo da governi ostili) contagiasse addirittura immigrati di terza generazione. Si pensi, ad esempio, agli autori di sanguinosi attentati in Francia, Belgio, nella stessa Germania, e via elencando.

Eppure non sono mancati, proprio nel Paese dell’Illuminismo, del primato del laicismo e del rigetto del “communautarisme”, la Francia, i mòniti, gli avvertimenti e pure le scelte più difficili e significative. Sulla decisione di lasciare l’Algeria, pesò in Charles De Gaulle anche il timore dello sviluppo demografico in Francia di comunità aliene.

E non a caso, circa mezzo secolo fa, il ministro Michel Poniatowski – Giscard d’Estaing presidente - nelle sue memorie avvertiva che la Francia rischiava di “perdere la propria anima non soltanto a causa della mondializzazione ma anche e soprattutto a causa della società plurietnica e pluriculturale che ci si ostina con false idee e vere e proprie menzogne a imporre”. Il rischio, cioè, del lento prevalere di un nuovo Medio Evo. Probabilmente Poniatowski esagerava, però…. 

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